Lady Mary Wortley Montagu – Destino
Non siamo liberi agenti più di quanto lo sia la regina di fiori quando, vittoriosa, prende prigioniero il fante di cuori.
Non siamo liberi agenti più di quanto lo sia la regina di fiori quando, vittoriosa, prende prigioniero il fante di cuori.
L’ironia è un’arte sottile e complessa, ironizzare su se stessi e i propri problemi è un simpatico modo per farsi beffa del destino!
Andremo a sbattere sulle stesse difficoltà finché le difficoltà non saranno più tali.
Della tua vita, conosci solo il passato, quindi perché angosciarti per un futuro che ancora non c’è e per un presente che nel momento che lo vivi diventa già passato?
Quando meno te lo aspetti, la vita ti mette davanti eventi a dir poco incredibili e che mai avresti voluto vivere. È destino, oppure è la nostra esistenza che ci conferma, per l’ennesima volta, che noi esseri umani possiamo ben poco di fronte a cose che sono molto più grandi di noi e che non ci resta altro da fare che accettarle.
Avvertire circa la pericolosità di una direzione, non vuol dire intimidire con discorsi inconsistenti, né si vuole il male per chi la sceglie, anzi. Da ben altre direzioni giunge questo male invisibile, potente, in cui si ripone fiducia. La vittima non può fare altro che dimostrare l’esattezza di conoscenze in superficie, visibili, dati di fatto, intimidiscono solo perché mettono in discussione il proprio agire, la solidità ingannevole di una nuova struttura. Dico: il mio spirito consuma l’intera struttura come una “droga” di cui non si può più fare a meno, ma che lo sta distruggendo, e crollerà alla fine, la struttura di Dio, dell’Architetto, il creato insieme al creatore, la Mente insieme al corpo. Dato di fatto che potrebbe vedere anche Lui. Minaccia? Suggerimento. Se un’azione porta il collasso e la morte, chi dice di volere la pace, la giustizia e la vita, interrompa l’azione, se è fedele alla dottrina che insegna. La vittima non può far niente per evitarlo, solo… guardare lo spettacolo. Posso dispiacermi per questo creato, ma è di Dio, non mio. Non si può paragonare quindi il mio rincrescimento con lo strazio che dovrebbe provare il Padre verso la rovina perenne della sua creatura, della sua costruzione di stelle e di mondi, della sua stessa vita e del Figlio unigenito. Cambiare i nomi dei suoi figli per evitarlo è una superficialità che da Lui non mi aspettavo, contro cui sta andando a sbattere: cambiare nome non cambia l’essenza, la sostanza, che resta uguale, come un vestito non cambia chi lo indossa.
Il tuo destino viene plasmato nello stesso istante in cui pensi.