Lailly Daolio – Stati d’Animo
Non mi piace chi butta la vita, ma chi nella vita ci si butta.
Non mi piace chi butta la vita, ma chi nella vita ci si butta.
Essere in difetto non significa essere difettosi, significa essere mancanti, mancarsi, fino a sottrarsi, eludersi, eliminarsi.
Il cuore vive di emozioni, di battiti, di speranze. Si nutre d’amore, di tenerezza, di calore, si arricchisce con la fiducia e la stima.
Il male della depravazione svigorisce la convulsione di una debole ribellione e mortifica ogni senso. Fine dolosa la rassegnazione, oltre il confine l’assenza. Pensare il malessere significa essere il male, o comprenderlo bene.
Non posso essere più stanca dei miei occhi. Soggiogata dai miei cavilli, con clausole invisibili e post scriptum alla fine dei pensieri, ché ho sempre qualcosa d’aggiungere alla fine delle mie parole che non bastano mai, come me, che non mi basto mai. Ho tutto scritto in faccia, grafia illeggibile e distorta in una smorfia di dolore. Uno spasmo alla mascella ed un crampo allo stomaco a strozzarmi il dicibile. Anche stavolta, è un non detto.
Io spesso, tramuto in poesia l’Amore… colui che chiamo “il mio Dolore”. Nelle sue sfumature, intingo l’inchiostro per i miei versi. Il nero dipinge quella pagina bianca di Vita.
Capita, nel trambusto delle varie manchevolezze che tormentano andamenti di vita, di scoprire un filo d’oro che poi si anima ricamando nell’indefinito orizzonte del pensiero la parola felicità.