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Libri

Antonio Tabucchi – Libri

Ma lui a quel tempo il futuro lo vedeva diviso in due, perché pensava che la storia fosse divisa in due, idiota, non sapeva che la storia la facciamo noi, ce la costruiamo con le nostre mani, è una nostra invenzione, e ne potremmo fare un’altra, se solo volessimo, se solo non ci lasciassimo convincere dalla storia che lei è o così o cosà, se solo avessimo la forza di dirle, signora storia, lei non è niente, non faccia tanto l’arrogante, lei è solo una mia ipotesi, e se non le spiace ora la invento come preferisco. Ma per dire questo bisogna essere vecchi, e inutili, quasi cadaveri come sono io, quando hai capito che lei era un’illusione, un fantasma, ormai non puoi più farla, è già stata fatta. La storia è come l’amore, è una musica, e tu sei il musicista, e mentre la suoni sei di un’abilità enorme, un interprete che soffia a pieni polmoni nella sua trombetta o sfrega con rapimento il suo archetto sulle corde… magnifico, un’esecuzione perfetta, applausi. Ma non conosci lo spartito. Questo lo capisci dopo, molto più tardi, ma ormai la musica è svanita…

Michel Foucault – Libri

Il mio sogno del tutto personale, non è propriamente quello di costruire bombe, poiché non mi piace uccidere la gente. Vorrei piuttosto scrivere dei libri che fossero come bombe, vale a dire libri che venissero utilizzati nel momento esatto in cui vengono scritti o vengono letti da qualcuno: Dopodiché dovrebbero scomparire. Libri, insomma, destinati a scomparire poco tempo dopo essere stati letti o utilizzati. I libri dovrebbero essere delle bombe, e nient’altro.

Jeanette Winterson – Libri

– Raccontami la storia, Pew.- Che storia, Piccola?- La storia del segreto di Babel Dark.- C’entra una donna.- Dici sempre così.- C’è sempre lo zampino di una donna: una principessa, una strega, una matrigna, una sirena, una fatina buona o una fata tanto malvagia quanto bella, oppure tanto bella quanto malvagia. Ne manca qualcuna in questa lista? Poi c’è la donna che ami.- Chi è?- Questa è un’altra storia.

Stephenie Meyer – Libri

Ci trovammo entrambi in pericolo di morte. Eppure, in quell’istante, mi sentii bene. Intera. Finalmente sentivo il cuore pompare nel petto, il sangue scorrere caldo e veloce nelle vene. I miei polmoni si riempirono del dolce profumo della sua pelle. La voragine si era chiusa senza lasciare traccia. Mi sentivo perfetta, come se la ferita non si fosse mai spalancata.

John Fitzgerald Kennedy – Libri

Senza voler togliere nulla a quel genere di coraggio che porta alcuni uomini a morire, non dobbiamo dimenticare quegli atti di coraggio grazie ai quali gli uomini vivono; il coraggio della vita quotidiana è spesso uno spettacolo meno grandioso del coraggio di un atto definitivo, ma resta pur sempre una miscela magnifica di trionfo e di tragedia…Un uomo fa il suo dovere, a dispetto delle conseguenze personali, nonostante gli ostacoli, i pericoli e le pressioni, e questo è il fondamento della moralità umana; in qualsiasi sfera dell’esistenza un uomo può essere costretto al coraggio, quali che siano i sacrifici che affronta seguendo la proprio coscienza: la perdita dei suoi amici, della sua posizione, delle sue fortune e persino la perdita della stima delle persone che gli sono care.Ogni uomo deve decidere da sé stesso qual è la via giusta da seguire; le storie che si raccontano sul coraggio degli altri ci insegnano molte cose, possono offrirci una speranza, possono farci da modello, ma non possono sostituire il nostro coraggio… per quello ogni uomo deve guardare nella propria anima.

Joanne Kathleen Rowling – Libri

Un uomo apparve all’angolo della strada che il gatto aveva tenuto d’occhio; ma apparve così all’improvviso e silenziosamente che si sarebbe detto fosse spuntato da sotto terra. La coda del gatto ebbe un guizzo e gli occhi divennero due fessure: in Privet Drive non si era mai visto niente di simile. Era alto, magro e molto vecchio, a giudicare dall’argento dei capelli e della barba, talmente lunghi che li teneva infilati nella cintura. Indossava abiti lunghi, un mantello color porpora che strusciavano per terra e stivali dai tacchi alti con le fibbie. Dietro gli occhiali a mezzaluna aveva due occhi di un azzurro chiaro, luminosi e scintillanti, e il naso era molto lungo e ricurvo, come se fosse stato rotto almeno due volte. L’uomo si chiamava Albus Silente.

Giuseppe Tornatore – Libri

Tutta quella città… non si riusciva a vederne la fine…La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?Era tutto molto bello, su quella scaletta… e io ero grande con quel bel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi che sarei sceso, non c’era problema.Non è quello che vidi che mi fermò, Max.È quello che non vidi.Puoi capirlo? Quello che non vidi… In tutta quella sterminata città c’era tutto tranne la fine.C’era tutto.Ma non c’era una fine. Quello che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu lo sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quegli 88 tasti la musica che puoi fare è infinita.Questo a me piace. In questo posso vivere. Ma se tu.Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai… Quella tastiera è infinita.Ma se quella tastiera è infinita allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio.Cristo, ma le vedevi le strade?Anche soltanto le strade, ce n’erano a migliaia! Ma dimmelo, come fate voi laggiù a sceglierne una.A scegliere una donna.Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire.Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce, e quanto ce n’è.Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla…Io ci sono nato su questa nave. E vedi, anche qui il mondo passava, ma non più di duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano, ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità su una tastiera che non era infinita.Io ho imparato a vivere in questo modo.La terra… è una nave troppo grande per me. È una donna troppo bella. È un viaggio troppo lungo. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.Non scenderò dalla nave.Al massimo, posso scendere dalla mia vita.