Mariella Buscemi – Paura & Coraggio
Perché le paure sono sempre incise a “scavernare” in profondità ed il coraggio è fatto di croste che si sollevano per colpi di unghia decisi.
Perché le paure sono sempre incise a “scavernare” in profondità ed il coraggio è fatto di croste che si sollevano per colpi di unghia decisi.
Non aver paura di dimostrare ciò che provi, non aver paura di esser sincero, non aver paura di un rifiuto o di una brutta figura; le brutte figure si dimenticano, i rifiuti con il tempo si accettano e si comprendono ma i rimorsi, no quelli no, ti accompagnano per tutta la vita!
Ridi e fatti forza, anche se sei fragile come il cristallo! Ricordati che il cristallo, se rotto, può essere molto tagliente.
Sembra che senza coraggio non sia possibile realizzare la propria umanità. In ogni momento ci troviamo di fronte alla scelta tra un comportamento conformista e strumentale da un lato e l’ampliamento e approfondimento della nostra libertà dall’altro, con tutte le scomode e difficili conseguenze che questa comporta. Possiamo rimandare la scelta ma non indefinitamente, significherebbe evitare per sempre il rischio, invece di affrontarlo con la fermezza necessaria. Il coraggio ci è necessario per condurre la quotidiana battaglia per la nostra e l’altrui libertà.
Faccio opera di nascondimento e di diminuzione. Una matematica che mi sottrae, ripartendomi le logiche. Quando mi sono ritrovata a moltiplicare le basi della mia realtà per le altezze dei miei sogni e il risultato è stato dividermi per due, tra ciò che restava dell’infranto e ciò che mi lasciava definitivamente. Geometrie che perdevano la mia stessa figura su piani irregolari, e solidi a costruire palizzate insormontabili. Non mi piace chiedere. Non oso chiedere. Ricerco parole che mi facciano perimetro di protezione e recinti spinati per non far entrare più nessuno. Mi affronto a testa bassa come se mi giungessi da fuori e ci fosse da temere. Divento preda. Sono arma. Mi sarei salvata se non avessi sparato. Non è come penso. È come sento.
Ti creo quella sovrapposizione che, all’improvviso, si scolla, si allontana. Ti sembro vicina, ma devi patire la lontananza, come fosse resa, disfatta, misfatto. Incuto incisiva pena da scontare, ma non è crudeltà, è semplice autoafflizione, ché me ne sto tra i miei veli vedo-non vedo a nascondermi per paura e non a spiare, ché non irromperei mai in te come oggetto non desiderato, non desiderabile e mi è preferibile una presenza-assenza malcelata, ma introvabile se non su specifica richiesta alla quale piegarsi, con le mani giunte, in un “e così sia” al tuo volere.
Anche se il futuro fa paura, non ci si può rifugiare nel passato soltanto perché lo si trova rassicurante.