Massimiliano Catellani – Filosofia
Non ho niente da comunicare in ciò che scrivo. Sono io che scrivo a me stesso.
Non ho niente da comunicare in ciò che scrivo. Sono io che scrivo a me stesso.
Le illusioni uccidono la ragione.
Quanto più quelle scritture apparivano incongrue con le loro tradizioni e concezioni, tanto più dovevano forzarne l’interpretazione, per renderle più consone ai loro bisogni morali e culturali. Si consolidò così questa molteplice tradizione interpretativa, “falsificante” quanto altra mai, e che pure costituì quel plurimillenario esercizio intellettuale che affinò così straordinariamente le virtù logiche di noi europei. È una mia ipotesi: ma il cavillo può diventare sottigliezza, il puntiglio può diventare rigore, l’arbitrio può diventare inventività, l’astrazione può rovesciarsi in universale concretezza. Così, del resto, la retorica e l’euristica greca del V secolo a.c. fornirono le armi logiche alle grandi riflessioni di Platone e di Aristotele, che restano le fonti massime di tutta la riflessione filosofica di noi occidentali.
La velocità si ottiene lentamente.
Né la contraddizione è indice di falsità né la coerenza è segno di verità.
La vita dotata di intelligenza superiore non si appaga solo con la preservazione della specie, ma con la creazione di universi dedicati a svariate e autonome forme di vita.
Dimentichiamo troppo spesso che Frankenstein non è il mostro, ma il nome del dottore che lo creò.