Matteo Casella – Stati d’Animo
Vorrei parlare con gli occhi e con il cuore, ma vedo tante persone distratte.
Vorrei parlare con gli occhi e con il cuore, ma vedo tante persone distratte.
Lo chiamano orgoglio, ma spesso è solo una forma di autostima che impedisce a terzi di prendersi ancora gioco di noi.
Quanto mi piace la notte. Li raccolgo quei piccoli spazi che non trovo durante le ore frenetiche del giorno, quei silenzi che mi mancano per raccogliere le idee. Ecco che le 01: 00 hanno scoccato e adesso finite le cose che il giorno impone, mi fermo e mi rilasso. Amo la notte, la amo perché riesco a guardarmi un secondo dentro, a cercarmi e spesso a trovarmi. Sono a un passo da me stessa… Mi sfioro e mi prendo cura di me. Così, in modo semplice e delicato. Semplicemente me.
Tra le lacrime della rabbia mi son trovato, una rabbia personale, per aver espresso una cosa male. Una rivelazione che non proveniva dal mio cuore, ma dal malessere, della quotidiana insoddisfazione che continua a marcirmi dentro come un cancro. Vorrei fermarmi meno sulle parole, e passare più spesso all’azione, sentendomi molto meno coglione. Passando ai fatti, che non vengon fraintesi, provocando così, terribili malintesi. Ti amo e tu lo sai, e vorrei poterti così mostrare, trasmettendoti il calore, di questo mio impossibile amore.
Ci sono occhi che, quando parlano, dicono più del dovuto.
Non dimentico il nome di chi si è abbandonato a se stesso; di chi ha scelto di essere il proprio migliore amico e di vivere la vita secondo il proprio istinto, senza una logica di tempo e possibilità, di coscienza e di rimpianti.Non mi dimentico il nome di chi ha avuto il coraggio di mettere via tutti gli avanzi di una vita e gettarsi nel vento e respirarlo senza fare rumore, senza il bisogno di farsi riconoscere, a volte mentendo, a volte fingendo un sorriso.Non mi dimentico il nome chi ha reso i propri passi simili a quelli di un aquilone, quelli di uno spirito a cui non importa dove porre le proprie ali, ma l’unica cosa che importa è sfiorare sempre nuove sensazioni e nascondersi dentro il proprio guscio sapendole assaporare in una triste solitudine; in una solitudine che non ha neanche mai voluto uscire dal pozzo da dove si era già rintanata da tempo, forse per volere o forse per potere di qualcuno che ha voluto tutto ciò. Non mi dimentico il nome di chi si è buttato nel vento e li si è perso e riperso più volte e sempre continuerà a perdersi, tra sguardi persi e sorrisi bruciati.
Guidiamo pensieri arrugginiti, con patenti d’amore scadute. Non si corre sulle strade del cuore, perché ogni scontro è fatale.