Megan Gandy – Abitudine
Tutti valiamo qualcosa. C’è chi vale la pena, chi vale oro e poi c’è chi vale come i soldi falsi, niente.
Tutti valiamo qualcosa. C’è chi vale la pena, chi vale oro e poi c’è chi vale come i soldi falsi, niente.
Se non rischi non puoi sapere se vale la pena. Meglio il rimorso che il rimpianto.
Ho preso l’abitudine di abbracciarmi da sola! Ci sono sempre per me, quando mi chiamo…
Quando siamo bambini l’inferno non è altro che il nome del diavolo sulla bocca dei nostri genitori. Poi questa nozione si complica, e allora ci rigiriamo nel letto nelle interminabili notti dell’adolescenza, cercando di spegnere le fiamme che ci bruciano, le fiamme dell’immaginazione. Più tardi, quando non ci guardiamo più allo specchio perché i nostri volti cominciano ad assomigliare a quello del diavolo, la nozione dell’inferno si trasforma in un piumone intellettuale e allora, per sottrarci a tanta angoscia, ci mettiamo a descriverlo. Giunti alla vecchiaia l’inferno è così alla portata di mano che l’accettiamo come un male necessario e lasciamo persino scorgere la nostra ansia di patirlo. Ancora più tardi, e adesso sì che siamo tra le sue fiamme, mentre bruciamo cominciamo a intuire che forse potremmo acclimatarci. Passati mille anni un diavolo ci chiede, con aria di circostanza, se soffriamo ancora; gli rispondiamo che l’abitudine ha una parte ben maggiore della sofferenza. Alla fine arriva il giorno in cui potremmo abbandonare l’inferno, ma rifiutiamo fermamente tale offerta. Chi rinuncia infatti a una cara abitudine?
Solo perché scrivi citazioni e ti diletti a scrivere frasi non vuol dire che tu sia un poeta. Come quando dici di essere diverso: questo non vuol dire che tu lo sia.
Casa è solo dove vai quando non hai altro posto dove andare.
L’amore è sempre con te, come una spada invisibile, come un angelo.