Cosa c’è di sociale nell’essere in una stanza disordinata, col viso illuminato da un monitor, mentre una fugace cena si sbriciola sulla tastiera? Che cazzo c’è di sociale nel comunicare la propria solitudine a centinaia di persone?
C’è più poesia in due mani che aiutano che in cento che scrivono.
Sarebbe bello poter essere sempre e soltanto il risultato delle scelte fatte e non di quelle subite.
Ruggiti virtuali che malamente celano un incerto miagolare, leoni di plastica che millantano il regno di lussureggianti foreste, ma respirano miseria in una sudicia lettiera.
Quanto abbiamo perso smettendo di scrivere lettere… Non puoi rileggere una telefonata!
Io non sono triste, è la vostra felicità che puzza di plastica bruciata.
È una questione di fisica, di semplice, pura, incontrovertibile fisica. Se tu sei al centro…