Michele Sannino – Tristezza
Nella solitudine, come nelle sofferenza, non guardarti intorno non ne hai bisogno perché chi ti vuole bene sa farsi sentire.
Nella solitudine, come nelle sofferenza, non guardarti intorno non ne hai bisogno perché chi ti vuole bene sa farsi sentire.
Perché sto pagando per un peccato che non ho commesso?
Sono stanca di dovermi sempre preoccupare degli altri. Sono stanca di fare dei sacrifici e vedere che dall’altra parte c’è solo egoismo.
I dolori più forti, quelli più intensi, quelli che nemmeno si vedono. Quelli che nonostante noi ci mettiamo tutto l’impegno del mondo per scacciarli e non abbatterci; “ci mettono a terra” senza scampo. I dolori più forti ce li portiamo dentro e nemmeno il tempo riuscirà a cancellarli.
Lyra era in lacrime. Il suo diletto, il suo ardito, il suo intrepido campione stava per morire, e lei non l’avrebbe tradito distogliendo lo sguardo, perché se mai lui l’avesse guardata doveva vedere i suoi occhi scintillanti di amore e fiducia, non un viso nascosto vilmente, una spalla voltata via per timore.
La tristezza non è reale, è il riflesso del nostro istinto, quello umano che ci è costretto, quello che ci porta sotto.Noi che tendiamo al lieto fine, veniamo maledetti nel viaggio, capitani di vascelli che affonderanno d’orgoglioci svegliamo più vecchi, e non più saggi. Mai più saggi. Ed è tutto buono e giusto, perché c’è un purgatorio che ci aspetta, e a noi basta, e la morte ci hanno addestrato a festeggiarla, per scongiurarla, per ignorarla.
Vorrei che mi guardassi negli occhi e che mi ascoltassi per notare le mie lacrime.