Pablitos Los Sconditos – Destino
Non voglio un altro passato, voglio questo futuro.
Non voglio un altro passato, voglio questo futuro.
Il destino ci ha allontanati solo perché un giorno possa rendere stupendo, più di quanto lo sarebbe stato, l’attimo in cui ci ritroveremo.
La forzata convivenza con rimorsi e rimpianti che devastano l’anima. Troppe persone vivono nel passato.Se si torna indietro, è solo per prendere la rincorsa.
C’è un giorno in cui apri gli occhi, ti prepari per affrontare quello che, secondo te, è uno dei momenti più felici degli ultimi tempi.Poi, quando arrivi all’appuntamento, capita che va tutto male, cadi, ti rompi, e per rialzarti ci vogliono due, quattro, otto mani!Ma in quel giorno scopri che la vita ha riservato per te una sorpresa, che non sei caduta per il nulla, che c’è qualcuno che ti ha sempre aspettata, e ti dice, “era ora!”.In quel giorno, arrivi alla consapevolezza che il destino di ognuno è già scritto, che le coincidenze non esistono, che l’amore è reale e non importa quanto bisogna aspettarlo.
Allora eri felice! – esclamavo, mentre rapidamente mi avviavo alla città – Allora eri come un pesce nell’acqua! Dio del cielo! Questo è il destino che hai dato agli uomini: di esser felici soltanto prima di acquistare la ragione, e dopo averla perduta! Disgraziato! Eppure io invidio il tuo turbamento, lo smarrirsi dei sensi nel quale tu langui. Tu esci pieno di speranza a raccogliere fiori per la tua regina, d’inverno, e ti rattristi e non puoi comprendere perché non ne trovi. E io… io esco senza speranza, senza scopo, e ritorno come sono uscito. Tu immagini quale uomo saresti se gli Stati Generali ti pagassero. Felice creatura che puoi attribuire a un ostacolo terreno la tua mancanza di felicità! Tu non senti che la tua miseria dipende dal tuo cuore distrutto, dal tuo cervello turbato, e che tutti i re della terra non possono aiutarti.Deve morire disperato colui che deride un malato che viaggia verso lontane fonti che aumenteranno la sua malattia e renderanno più dolorosa la sua fine; colui che insulta un cuore oppresso che per liberarsi dai suoi rimorsi e metter fine ai dolori dell’anima intraprende un pellegrinaggio al santo sepolcro. Ogni passo che gli lacera i piedi per i sentieri non segnati, è una goccia di balsamo per il suo animo oppresso; ad ogni giornata di cammino il suo cuore si riposa, alleviato da molte afflizioni. E voi osate chiamare questa follia, voi, mercanti di parole adagiati sui vostri guanciali? Follia! Dio, tu vedi le mie lacrime! Dovevi tu, dopo aver creato misero l’uomo, dargli anche dei fratelli che gli rapissero il poco che possiede, e il poco di fiducia che egli ha in te, Dio d’amore! Poiché la fiducia in una pianta salutare, nel succo della vigna non è altra cosa che la fiducia in te; la persuasione che tu hai comunicato a tutto quanto ci circonda una forza che guarisce o che consola e di cui possiamo aver bisogno ad ogni istante. Padre, che io non conosco! Padre che prima riempivi la mia anima, e che ora hai distolto da me il tuo viso! Chiamami a te! Non rimanere più a lungo silenzioso! Il tuo silenzio non potrà trattenere quest’anima assetata! Un uomo, un padre, potrebbe forse adirarsi quando il figlio ritornando all’improvviso gli si gettasse al collo esclamando: Sono tornato, padre mio! Non t’irritare se abbrevio il pellegrinaggio che secondo il tuo volere avrei dovuto ancora proseguire. Il mondo è uguale dappertutto, nella fatica e nel dolore, nella ricompensa e nella gioia: ma che m’importa? Io sto bene dove tu sei, e vicino a te voglio godere e soffrire. E tu, amato padre divino, respingeresti da te questo figlio?
Se il Destino vorrà farci incontrare, spero che la prepari anche a fronteggiare l’asprezza della mia lingua.
Devi andare avanti perché anche oggi la vita ha deciso di donarti questo nuovo giorno. Non credere che sia poco. C’è gente che lotta e spera in qualcosa di più grande: Esserci.