Pablo Picasso – Stati d’Animo
I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.
I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.
Sono stanco dei punti di sospensione che mozzano un concetto, delle parentesi che spezzano una frase, dei silenzi che dovrei interpretare. I pensieri vanno colorati con parole, gesti, sguardi, non lanciati nel mucchio aspettando che qualcuno li interpreti.
Il bilancio più duro da fare è quello tra mente e cuore, l’equilibrio tra ragione e sentimento è quasi impossibile.
Dalle esperienze che ho vissuto ho capito che se desidero davvero qualcosa allora devo combattere con tutte le mie forze per averla, ma sopratutto devo sapere in cuor mio di meritarla. Ho capito che nella vita le parole contano poco ed anzi spesso feriscono più di una lama, ho capito che contano le dimostrazioni, non basta dire “io ci sono” ma bisogna esserci sempre, ho capito che le distanze non esistono se due cuori battono all’unisono, ho capito che se una persona ti vuole non esistono se e ma… viene da te e ti fa sua.
L’umiltà è la virtù dei grandi.
Ho paura, ho paura del mondo che mi circonda, ho paura delle persone, ho paura di me stesso. Dov’è la mia collocazione in questo posto, dov’è? Se esiste la mia fortuna, perché io proprio io, non ho la possibilità di sentirmi realizzato almeno una volta? Sono sempre arrivato vicino a qualsiasi traguardo, facile o difficile che sia stato, ma quella felicità di dire c’è l’ho fatta mai! Mille pensieri mi girano per la testa, non riesco a stare da solo perché adesso ho anche paura di pensare, eppure ho solo 16 anni. Perché non posso essere come gli altri, effettivamente non sono mai stato come gli altri, ma non fino a questo punto. Più continuo a pensare, più continuo a scrivere, più il mio respiro si fa affannoso, mi manca l’aria e non so dove trovarla, ho solo voglia di non sentire più nulla, di non avere questa voce che mi gira per la testa che ormai è troppo pesante e assillante per me.
Forse era l’uso del colore o la forza delle pennellate o l’intensità che riuscivo a percepire nella sua interezza. Fatto sta che mi lasciò incantata. Quel quadro mi faceva sentire fuori e dentro di esso. Come se il “solo” guardarlo mi rendesse un elemento necessario, una sua sfumatura. Mi rapiva. Non avevo idea di cosa rappresentasse, ma l’emozione arrivava dritta sulla pelle. I colori si amalgamavano in maniera naturale, il rosso diventata bianco e poi verde e poi azzurro, i confini tra di loro si riuscivano solo a immaginare. C’era qualcosa che dava l’impressione di voler uscire, di voler essere svelato. Mi sentivo battere il cuore e non riuscivo a far altro che ammirare quella tela. Ero ipnotizzata.