Silvana Stremiz – Religione
Non credere non è una malattia, non ci rende né migliori né peggiori.
Non credere non è una malattia, non ci rende né migliori né peggiori.
Si dice io credo, ma quante volte lo abbiamo nominato per convenienza e quante semplicemente per ringraziarlo?
Dio: quante volte viene nominato per fede e quante per convenienza…
Se io non credo non è importante e non è nemmeno importante ciò in cui tu credi. Ma il rispetto l’uno verso l’altro sì, comunque va dato.
La fede non deve essere scontata, ma qualcosa di profondo che nasce dentro di noi. Diversamente non ha senso.
L’uccisione del silenzio è stato il primo passo verso “l’uccisione” di Dio.
Non ho grandi cose per poter fare grandi azioni, ma ho tanti piccoli atti di amore che possono cambiare il mondo.
Sii con Dio come l’uccello che sente tremare il ramo e continua a cantare perché sà di avere le ali.
La quaresima comincia il Mercoledì delle ceneri, giorno in cui riceviamo il segno delle ceneri per ricordare che Dio ci ha creato e il peccato ci separa da Lui. In questo tempo liturgico, la chiesa ci invita particolarmente a mettere in pratica tre proposte di Gesù:- Fare l’elemosina- Pregare- DigiunareSono le tre pratiche che ci fanno crescere nella solidarietà e nella vicinanza con gli altri, con Dio e con la creazione.
Nella quaresima ci uniamo al popolo di Israele che peregrinò quaranta anni nel deserto e a Gesù che visse quaranta giorni di penitenza prima di iniziare il suo ministero.
Credo che la fede sia una forza incredibile.
Non tutti siamo stati baciati dalla fede, ma tutti siamo in grado di distinguere il bene dal male.
Gli uomini sono strani: proclamano Dio bestemmiando ogni giorno, se non con le parole con le azioni.
Non so se io credo, ma come invidio il credo assoluto di alcuni. Quella certezza che lui c’è e che vincerà per forza il bene.
La fede è un percorso dove molti strada facendo si perdono.
Al cristiano è tutto dovuto: porta la croce dei nostri peccati.
La pedofilia nella chiesa? Hanno “volutamente e stupidamente” sottovalutato la realtà che vede un prete o un suora essere persone come tutte le altre (nell’anima come nell’intimo) e quindi non per forza migliori solo perché “sposi/e di Dio”. Si vantano inoltre di essere “soldati di Dio”, ma poi nelle loro guerre vigliaccamente “uccidono” bambini.