Silvana Stremiz – Ricordi
So che un giorno Te ne andrai con la stessa furia con cui mi sei entrato dentro, perché accade sempre così, i sogni ci travolgono e poi si svegliano lasciandoci una scia di ricordi.
So che un giorno Te ne andrai con la stessa furia con cui mi sei entrato dentro, perché accade sempre così, i sogni ci travolgono e poi si svegliano lasciandoci una scia di ricordi.
È meglio perdere la memoria, che perdersi nei ricordi.
Roba strana i ricordi: talvolta li vedi arrivare di corsa, straripano, sommergono un oggi diverso. C’è quando si avvicinano piano, sottovoce, sussurrano un istante lontano, timidi cominciano a seguirti. Vicini, troppo vicini da mescolarsi alla tua ombra sorridono, ti accarezzano, poi fingono di andar via.
Anche i sogni lasciano un segno.
Lascerò il tuo ricordo nell’ombra per far sì che mi segua sempre.
Navigo in un oceano dove non esiste acqua perennemente in lotta con le onde dei miei ricordi.
Scrivi sulle pagine del libro della tua vita le giornate più spensierate ed allegre, fissale con il segnalibro tra i ricordi.
Alcune cose restano impresse sotto le palpebre; ciò ci ricorda che, anche se chiudiamo gli occhi, non svaniscono.
I ricordi sono cartoline vecchie chiuse in un cassetto, ognuna racconta una parte della nostra vita.
Molti dicono di rimpiangere il tempo perso con alcune persone, ma se quando lo facevi stavi bene non è mai perso, perché sicuramente hai guadagnato attimi di felicità.
I ricordi sono il fermento che tiene accese le emozioni dei momenti irripetibili della vita, senza di essi l’amore non sarebbe mai amore.
E all’improvviso ero li, come da bambina, davanti a quella scuola. Non c’erano le voci di sottofondo, solo il silenzio e il ricordo, ma sorridevo!
Le canzoni sono i ricordi dell’anima.
Talvolta siamo così masochisti da tatuare ogni dolore nella memoria.
Chi dice che i ricordi non servono a nulla è perché ha voluto dimenticare tutto.
I ricordi sono legati tra loro come un filo di perle che scorre tra le mani del tempo e ci conduce nel passato, quando le perle erano ancora da raccogliere e da infilare.
Quando c’erano ancora mamma e papà non sapevamo di essere felici.