Rosaria Esposito – Religione
Ci sono degli atei che sono cristiani senza volerlo, come ci sono cristiani che sono atei senza saperlo.
Ci sono degli atei che sono cristiani senza volerlo, come ci sono cristiani che sono atei senza saperlo.
Esistono posti dove la nostra anima si alleggerisce da ogni male; dove ci si sente più vicini a chi può amarci incondizionatamente.
I grandi culti di massa sono e sono sempre stati il problema, mai la soluzione. È doveroso e sano che ciascuno abbia una propria spiritualità, una fede che lo sostenga nel crudo realismo della propria (in)coscienza. Ma quando, come forza risultante da un pensiero comune dal mero punto di vista socio-pedagogico, essa diventa la scusa sufficiente per l’adempiersi d’inenarrabili misfatti (ben noti alla storia) da parte di associazioni a delinquere (che si è soliti chiamare ancora sentimentalmente religioni) nel beneplacito romantico dell’infantile capriccio secondo cui “il mio Dio è migliore del tuo” e “il mio Dio afferma che così è giusto”, la fede stessa assurge al ruolo del più grande male dell’uomo, della più virulenta malattia dell’intelligenza, del progresso e della solidarietà.
Ma se Dio è onnipotente, perché continua a tollerare la fame nel mondo, il dolore di bambini indifesi, torture, ecc.?
Il dubbio più serio mai gettato sull’autenticità dei miracoli biblici è il fatto che la maggioranza dei loro testimoni erano pescatori.
Per quanto ne so, la speranza senza una fede nell’aldilà è un semplice attaccamento alla speranza di vita.
Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio.