Saverio Ferrara – Stati d’Animo
Depressione di un anziano:Intuire da chi lo circondache non serve più il suo contributo…
Depressione di un anziano:Intuire da chi lo circondache non serve più il suo contributo…
Non ho parole per chi soffre d’invidia, ma profondo “disprezzo”
Difetti io!? Direi milioni. Se deludo? Certo che si, non sono perfetta, cerco solo di migliorare dove sbaglio e rattoppare le mie imperfezioni. Non mi sento ne migliore ne peggiore di qualunque altro, spero solo di saper e poter comprendere il disegno della vita per migliorarne i suoi andamenti e rimediare ai miei errori fatti. Per Il resto lascio scorrere le acque della sorgente nel loro corso naturale, perché so; che prima o poi giungeranno a destinazione!
… è come quando stai leggendo un libro che ti piace e ti affretti perché sei curioso del finale… Puoi provare emozioni che ti portano a rileggere; vuoi capire anche le sottili sfumature, provare la stessa eccitazione. Puoi rimanere deluso e torni a rileggere ma solo perché forse non hai capito, ti aspettavi qualcosa di diverso. Puoi avere la voglia di chiuderlo e dimenticare la sua esistenza lasciandolo impolverare su uno scaffale.
Ci sarà sempre una persona che saprà farti provare emozioni che nessun’altra potrà mai sostituire.
Le cicatrici servono. Servono a ricordare che ci si può far male, che esistono i bastardi. Ma a volte siamo noi, l’unico “bastardo” che abbiamo davvero incontrato. L’unico in grado di farci del male davvero. Ci ricordano che vivere non è semplice, decidere non è semplice. Basta giocare una carta sbagliata e può finire una partita. Le cicatrici servono a renderci più forti e invulnerabili, a costruire muri invalicabili fra noi e il dolore, fra noi e il nostro cuore, fra noi e il mondo, fra noi e le bugie, fra noi e la verità, fra noi e la nostra anima. Le cicatrici sono bastarde, sanguinano all’improvviso e ci riportano indietro nel tempo “di quel dolore”, ma servono a farci crescere, a renderci impenetrabili ad altro dolore. A renderci abbastanza forti da non soffrire ancora.
Supino sul tappeto di rugiada, un timido cielo il mio rifugio, il vento mio unico interlocutore. Sono al centro del palcoscenico del mondo.
Non ho parole per chi soffre d’invidia, ma profondo “disprezzo”
Difetti io!? Direi milioni. Se deludo? Certo che si, non sono perfetta, cerco solo di migliorare dove sbaglio e rattoppare le mie imperfezioni. Non mi sento ne migliore ne peggiore di qualunque altro, spero solo di saper e poter comprendere il disegno della vita per migliorarne i suoi andamenti e rimediare ai miei errori fatti. Per Il resto lascio scorrere le acque della sorgente nel loro corso naturale, perché so; che prima o poi giungeranno a destinazione!
… è come quando stai leggendo un libro che ti piace e ti affretti perché sei curioso del finale… Puoi provare emozioni che ti portano a rileggere; vuoi capire anche le sottili sfumature, provare la stessa eccitazione. Puoi rimanere deluso e torni a rileggere ma solo perché forse non hai capito, ti aspettavi qualcosa di diverso. Puoi avere la voglia di chiuderlo e dimenticare la sua esistenza lasciandolo impolverare su uno scaffale.
Ci sarà sempre una persona che saprà farti provare emozioni che nessun’altra potrà mai sostituire.
Le cicatrici servono. Servono a ricordare che ci si può far male, che esistono i bastardi. Ma a volte siamo noi, l’unico “bastardo” che abbiamo davvero incontrato. L’unico in grado di farci del male davvero. Ci ricordano che vivere non è semplice, decidere non è semplice. Basta giocare una carta sbagliata e può finire una partita. Le cicatrici servono a renderci più forti e invulnerabili, a costruire muri invalicabili fra noi e il dolore, fra noi e il nostro cuore, fra noi e il mondo, fra noi e le bugie, fra noi e la verità, fra noi e la nostra anima. Le cicatrici sono bastarde, sanguinano all’improvviso e ci riportano indietro nel tempo “di quel dolore”, ma servono a farci crescere, a renderci impenetrabili ad altro dolore. A renderci abbastanza forti da non soffrire ancora.
Supino sul tappeto di rugiada, un timido cielo il mio rifugio, il vento mio unico interlocutore. Sono al centro del palcoscenico del mondo.
Non ho parole per chi soffre d’invidia, ma profondo “disprezzo”
Difetti io!? Direi milioni. Se deludo? Certo che si, non sono perfetta, cerco solo di migliorare dove sbaglio e rattoppare le mie imperfezioni. Non mi sento ne migliore ne peggiore di qualunque altro, spero solo di saper e poter comprendere il disegno della vita per migliorarne i suoi andamenti e rimediare ai miei errori fatti. Per Il resto lascio scorrere le acque della sorgente nel loro corso naturale, perché so; che prima o poi giungeranno a destinazione!
… è come quando stai leggendo un libro che ti piace e ti affretti perché sei curioso del finale… Puoi provare emozioni che ti portano a rileggere; vuoi capire anche le sottili sfumature, provare la stessa eccitazione. Puoi rimanere deluso e torni a rileggere ma solo perché forse non hai capito, ti aspettavi qualcosa di diverso. Puoi avere la voglia di chiuderlo e dimenticare la sua esistenza lasciandolo impolverare su uno scaffale.
Ci sarà sempre una persona che saprà farti provare emozioni che nessun’altra potrà mai sostituire.
Le cicatrici servono. Servono a ricordare che ci si può far male, che esistono i bastardi. Ma a volte siamo noi, l’unico “bastardo” che abbiamo davvero incontrato. L’unico in grado di farci del male davvero. Ci ricordano che vivere non è semplice, decidere non è semplice. Basta giocare una carta sbagliata e può finire una partita. Le cicatrici servono a renderci più forti e invulnerabili, a costruire muri invalicabili fra noi e il dolore, fra noi e il nostro cuore, fra noi e il mondo, fra noi e le bugie, fra noi e la verità, fra noi e la nostra anima. Le cicatrici sono bastarde, sanguinano all’improvviso e ci riportano indietro nel tempo “di quel dolore”, ma servono a farci crescere, a renderci impenetrabili ad altro dolore. A renderci abbastanza forti da non soffrire ancora.
Supino sul tappeto di rugiada, un timido cielo il mio rifugio, il vento mio unico interlocutore. Sono al centro del palcoscenico del mondo.