Scyna Suffiotti – Figli e bambini
Ogni bimbo porta con se un arcobaleno, parte dal cuore ed esce verso il cielo con un sorriso. I bambini sono le nostre pentole del tesoro.
Ogni bimbo porta con se un arcobaleno, parte dal cuore ed esce verso il cielo con un sorriso. I bambini sono le nostre pentole del tesoro.
Si è spesso soli su una zattera, circondati da un mare in tempesta, soggetti a flutti e venti minacciosi, irriverenti, irriguardosi dei tuoi affanni. Ma ecco che di lontano una luce fioca, poi brillante, sottrae lo sguardo e la mente da pensieri funesti. La mano tesa di un bimbo che ti giura amore eterno e che, ancora una volta, ti fa sentire più grande, più saggio e più coraggioso. Un padre.
Mi piace ritornare con la mente a quando ero bambino, spaziare nei sogni gioiosi e spensierati. Mi vedo ora, provato da tanto dolore, con il viso sovente solcato da taglienti lacrime, ma ancora capace di sognare.
Mi dicesti che per te io non ero più nulla. Hai detto che oltre alla porta hai sbarrato anche le finestre. Ti dissi che per me eri morto e che l’unico dolore era non avere una tomba su cui piangere. Sono due anni che non guardavo il tuo viso e l’ho visto oggi da lontano. Quante rughe hanno riempito i tuoi occhi, com’è spento il loro colore. Ti ho visto oggi papà ed ho capito che quel sogno che feci mai si potrà realizzare. Oggi ho compreso che l’unica cosa avrò di te sarà quella foto di una bimba che stringeva il suo bel papy e lo guardava come la principessa guardava il suo principe, resterà quella foto sbiadita di me e te. Un padre ed una figlia che si son perduti per sempre.
Per infinite volte, da grande, avrebbe rivisto quella immagine, proprio quella: la sagoma massiccia del padre che cammina a grandi passi davanti a lui, contro il volo della nebbia mattutina, senza mai voltarsi, né per aspettarlo né per controllare che ci fosse ancora. In quella severità, e in quella assenza totale di dubbi, vi era quanto suo padre gli aveva insegnato dell’essere padri: che è saper camminare, senza mai voltarsi. Camminare il passo lungo degli adulti, senza pietà, ma un passo limpido e regolare, perché tuo figlio possa capirlo e starci attaccato, nonostante il suo passo bambino. E farlo senza mai voltarsi, se ne avrai la forza: perché lui sappia che non si perderà, e che camminare insieme è un destino di cui non bisogna mai dubitare, giacché è scritto nella terra.
Di cose belle nella vita ne ho viste tante, ma come il sorriso e il volto di mio figlio mai. Di cose ne ho imparate tante, ma quello che insegna la loro innocenza, la loro semplicità e quel senso di fare le cose privo di convenienza, niente altro potrà insegnarcelo. Perché essere madre o padre è una gioia e una grande responsabilità. Ma è anche un cammino pieno di valori, umiltà e di insegnamento reciproco.
“Dove sei… dove sei…””Ecco la camomilla.””Grazie. Come fai con cinque figli?””Come farei senza…””Troppe preoccupazioni, ansie, dolori…””Non lo so, Eleonora. Viene un momento in cui ti rendi conto che tu hai partecipato a qualcosa di più grande. Non sei tu ad aver dato la vita, anche se l’hai portata. A poco a poco ho capito che portarla significa che ti è affidata. Questo mi dà una grande serenità. E poi non hai idea che carica ti dà l’amore di cinque figli…””e se tuo marito se ne andasse?””C’è stato un momento in cui volevo andarmene io…””Tu?””Si. Ero stanca, mi sentivo sola.””E poi?””Mi sentivo sola, ma alla fine forse non lo ero. Gliene ho parlato e lui ha comprato due biglietti d’aereo e pochi giorni dopo siamo partiti per New York. Ci siamo fermati una settimana. Io non c’ero mai stata e lui mi ha portato nei posti che aveva visitato da ragazzo nell’estate dopo la maturità.””E i ragazzi?””Sparsi tra amici e parenti…””Sembra un film…””Nei film certe cose succedono perché qualcuno le fa nella realtà.”