Silvana Stremiz – Società
Io credo in un Dio tutto mio, si chiama giustizia. Probabilmente è solo mio, ma rispetto il tuo.
Io credo in un Dio tutto mio, si chiama giustizia. Probabilmente è solo mio, ma rispetto il tuo.
L’amore è strano, non dà garanzie, è grande finché lo si vive, ma quando finisce è stato quasi sempre estremamente piccolo e ci sentiamo improvvisamente così inutili. Tutto quello che è stato è la somma di ciò che abbiamo dato e ciò che abbiamo ricevuto, e tirando le somme “l’avuto” diventa poco, se non inesistente, e nasce il rancore che a sua volta partorisce la disperazione. Quando finisce un amore non per colpa nostra, ma perché veniamo liquidati ingiustamente, il boccone è duro da mandare giù e restiamo appesi a quel filo chiamato disperazione, finché non giunge il tempo di un nuovo amore, di un nuovo abbraccio, oppure semplicemente il giorno della guarigione. Arriva un giorno in cui il dolore smetterà di fare male. Ci vuole del tempo, spesso troppo tempo, perché lo stato “straziante” in cui ci si trova non permette molto. Finche arderà il “rancore” è difficile pensare di poter andare oltre. Non resta che tener duro, combattere con forza contro “il niente” che ci è stato donato e fra le ceneri raccogliere “i ricordi buoni” perché ci sono sempre dei “ricordi buoni” da conservare, sempre, anche quando non sembra. Saranno i ricordi buoni la nostra forza, ci racconteranno che, comunque vada, l’amore vale sempre la pena.
La rivoluzione umana in un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità.
Il rumore del cuore che si spezza è in grado di sentirlo solo la nostra anima.
I parenti sono soltanto una banda di noiosi, totalmente sprovvisti di savoir vivre, e altrettanto inetti per quanto riguarda la scelta del momento di morire.
È un dono sapere accettare le persone per quello che sono, ancora più grande è saperli amare per quello che sono.
“… sono stati fatti passi avanti…”ennesimo proclama,poi dai risultatici accorgiamo che in fondo a quell'”avanti”c’era soltanto il vuoto.