Daniele De Patre – Social Network
Ci siamo talmente abituati a discutere e litigare con gli altri, che non sappiamo più cosa significhi comunicare.
Ci siamo talmente abituati a discutere e litigare con gli altri, che non sappiamo più cosa significhi comunicare.
La gente non legge e non scrive più: desidera solo che qualcun altro tiri fuori le frasi più interessanti dai libri e le appiccichi dentro un post. Tre righe al massimo, altrimenti si rischia l’emicrania. Fa figo condividere un motto arguto.
A cosa serve tutta questa connettività se poi ciò contribuisce a far perdere la vera comunicazione?
Ho conosciuto più persone reali e sincere su internet che nella cosiddetta vita reale.
In una comunità, o in un gruppo qualsiasi, i numeri contano e possano fare la differenza, ma al suo interno contano ancor di più l’armonia e il rispetto reciproco tra quelli che li rappresentano e li aiutano a moltiplicarsi.
Quando sono assente nel virtuale è perché sono molto presente nel reale.
Ignoranti e stupidi popolano il web con l’arma più potente: il diritto di parola senza il filtro del cervello.
Piccola riflessione. Accade sempre più spesso che il social network delle amicizie virtuali (facebook in primis ), sia sempre più zeppo di foto rimaneggiate o ritoccate. Un esercito di nuovi belli si fa immortalare nelle pose più stravaganti per attirare l’attenzione degli utenti della rete. La cosa che mi sorprende di più è che sembrano non esserci più brutti/e in circolazione. Noti pettorali sodissimi, addominali scolpiti, seni turgidi e prorompenti, curve sinuose che ti fanno sbandare e uscire fuori strada. Ed è così che molti concedono la propria amicizia, ignorando talvolta che sotto tali mentite spoglie si celano uomini orrendi e donne che, di velina, hanno solo la carta. Qualcuno addirittura incontrandole stenta a riconoscerle, domandando: “Ma sei proprio tu?” Risposta: “certo che sono io.” Tutto ciò accompagnato da un incauto sorriso a due denti, gli unici due incisivi presenti in bocca. Difficile che possa nascere una nuova amicizia, più verosimile che parta un vaffanculo. Direttamente dal cuore, per nulla virtuale.
Su Facebook non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che ricambia un mi piace.
Se le rivoluzioni si facessero su facebook gli italiani sarebbero meglio degli zapatisti.
Molte persone cinguettano con twitter e ragliano con la bocca.
La gente per conoscere cosa accade nel mondo dovrebbe muoversi, non guardare la home di Facebook.
Facebook è l’unione della falsa faccia e del libro mancato, del pensiero collettivo e della facile comunicazione, dell’ingenua faccia ideale che evade dal mondo reale e della scrittura del pensiero d’altri, ma anche di un’espressione personale facilitata dalla condivisione e di eccezionali manifestazioni singolari della libertà del pensiero individuale che eccede la “regola”.
A proposito di facebook, ricorda, la vita è un post che non puoi non condividere.
Provo tristezza per chi entra nei profili di parenti e amici per commentarsi le foto, devono sentirsi parecchio soli.
Felice d’essere vera ed unica in questo mondo virtuale, dove si crede che tutto sia possibile e tutto sia di tutti. Non è così, i miei pensieri, i miei sentimenti, le foto che ricerco e condivido, ogni cosa che faccio è mia, perché in loro c’è la mia anima e non la tua. Io sono una voce stonata nel coro troppo uguale.
Ti ho visto sai. Attenzione, posso sparare, ma se non metti mi piace per me è difficile trovarti.