Michelangelo Da Pisa – Speranza
Danzo sul cadavere ancora caldo del mio passato, macabro rito in onore della dea speranza.
Danzo sul cadavere ancora caldo del mio passato, macabro rito in onore della dea speranza.
Ho la voglia di vivere felice ma non la possibilità di farlo, ho la speranza che un giorno avrò ciò che mi merito ma non ne ho la certezza, perché le speranze spesso restano solo dei bellissimi sogni irrealizzabili.
Quanto bisognerà aspettare per un po di pace e di amore, fin quando si arriverà al punto che non si avrà più fiducia di chi ci si fida? fin quando i sentimenti in cui si crede ci deluderanno? fin quando chiedere aiuto non avrà più speranze per essere salvati? ahimè non mi aspetto e ne aspetto più niente e niente da nessuno.
La speranza è l’ultima a morire, peccato che spesso muoia proprio insieme a te.
Spegni le luci, ma non i sogni. Chiudi gli occhi, ma non chiudere mai la porta alla speranza. Lasciati abbracciare dal sonno ma non negare mai un abbraccio a chi ne ha bisogno.
In passato ho vissuto false speranze, ma ho anche imparato che non ne vale la pena e che ciò che conta è sperare in qualcosa che potrebbe avverarsi.
La speranza: una porta del cuore. Tienila sempre aperta.
L’illusione getta legna nel camino della speranza.
Quello che ho nel cuore lo chiamo speranza, speranza per un domani migliore, speranza per affrontare la vita. Ma lo chiamo anche amore, amore per chi mi ama e mi accetta per quello che sono.
La speranza è nel sorriso, il pianto è un inutile danno, una condanna, dove l’unico peccato è l’innocenza.
Non pensare a ieri con rimpianto, pensa a domani, con speranza.
I sogni che stringi nel cuore sopravvivono alla notte e la mattina diventano speranze.
Quando l’immobilità mangia ogni briciolo movimentato che la rondine che è in te cerca inesorabilmente per volare ancora, sempre più in alto, sempre più in basso; quando l’immobilità mette spalle al muro, raso terra il tuo trillare allegro e svolazzante, il tuo cantare dolce di onde e vita passante; quando l’immobilità avvelena il tuo becco portatore di rugiada, ricorri nell’antidoto: la speranza.
Che bello dar volo alle speranze altrui, dona pace all’anima nostra.
Evito chi privo di speranze, prende il binario che lo conduce in quel luogo del “deraglio”. Evito chi infetta di negatività, se stesso e il prossimo. Evito chi non mi guarda negli occhi, chi crede che non si può ricominciare, chi pianta cattiverie e ne crea un giardino. Evito; perché ho la capacità di scegliere, ho la capacita di cambiare direzioni e percorrere senza esitazione la strada che nata sulla speranza e sull’ottimismo ha validi motivi per farmi sorridere, ha ottime prospettive di condurmi al domani.
La speranza di chi sale è che trovi una discesa.
Restare appesi ad un filo di speranza, a quel senso di bisogno di quel qualcuno non serve. Fa male scoprire si non aver mai fatto parte dei pensieri di chi ha vissuto nei tuoi per molto tempo… ma restare intrappolati in quel “volere” non serve, si deve andare avanti!