Stanislaw Jerzy Lec – Tempi Moderni
La tecnica arriverà a una tal perfezione, che l’uomo potrà fare a meno di se stesso.
La tecnica arriverà a una tal perfezione, che l’uomo potrà fare a meno di se stesso.
È il contatto che ci manca in una società dove si predilige il rapporto virtuale. Entri in un luogo pubblico e, mentre sei lì che aspetti, son tutti ipnotizzati davanti allo schermo del proprio Iphone. Niente dialogo, scambio di battute, tutto un botta e risposta su Whatsapp, o interminabile interagire coi giochi sui social. Pare non abbiamo più nulla da raccontarci, da inventarci. Solo un copia incolla di link da mandarci, di frasi fatte, di messaggi brevi, magari inaccessibili come codici fiscali, musica da postare, ma il linguaggio è fermo. Trovandoci uno di fronte all’altro o in comitiva ognuno guarda il proprio cellulare, pare sia lui il protagonista di ogni conversazione, sia lui a parlare per noi, più di noi. È il contatto, quello di sguardi, di sorrisi, di discorsi, è il contatto che ci manca.
Smettiamola di essere vittime della cultura; il sapere non coincide con la noia.
Se per piacere agli altri hai bisogno di insultare o di ridicolizzare un innocente, allora vuol dire che stai piacendo alle persone sbagliate.
Prendete un nome di un Dio greco, quello del personaggio di un’opera di qualche tragediografo morto almeno duecento anni fa e buttateli dentro il primo libro che trovate; per finire, condite il tutto con una spruzzata di ambiguo manierismo: eccovi servito il teatro d’avanguardia secondo i ricettari del ventunesimo secolo.
Tutto può cambiare, ma non il linguaggio che ci portiamo dentro, come un mondo tutto esclusivo e alla fine paragonabile all’utero della propria madre.
Talvolta le peggiori prostitute sono quelle senza marciapiedi.