Stefano Alesi – Religione
Quando capiremo e comprenderemo e temeremo il Signore ci accorgeremo che tutto quello che abbiamo inventato non serve a niente.
Quando capiremo e comprenderemo e temeremo il Signore ci accorgeremo che tutto quello che abbiamo inventato non serve a niente.
Quando la chiesa diventa marginale, è la marginalità che diviene centrale.
I grandi culti di massa sono e sono sempre stati il problema, mai la soluzione. È doveroso e sano che ciascuno abbia una propria spiritualità, una fede che lo sostenga nel crudo realismo della propria (in)coscienza. Ma quando, come forza risultante da un pensiero comune dal mero punto di vista socio-pedagogico, essa diventa la scusa sufficiente per l’adempiersi d’inenarrabili misfatti (ben noti alla storia) da parte di associazioni a delinquere (che si è soliti chiamare ancora sentimentalmente religioni) nel beneplacito romantico dell’infantile capriccio secondo cui “il mio Dio è migliore del tuo” e “il mio Dio afferma che così è giusto”, la fede stessa assurge al ruolo del più grande male dell’uomo, della più virulenta malattia dell’intelligenza, del progresso e della solidarietà.
Senza il purgatorio e l’inferno, il buon Dio non sarebbe che un povero re.
Anche l’uomo più piccolo della terra può aiutare a bilanciare il peso del mondo se si mette dalla parte giusta della bilancia.
La fede è la più alta passione di un uomo. Ci sono forse in ogni generazione molti uomini che non arrivano fino ad essa, ma nessuno va oltre.
La preghiera è un dialogo d’amore con l’Infinito Amore.