Stephenie Meyer – Libri
“Ma se avessi trovato… ” S’interruppe e inclinò la testa. “Stavo per dire se avessi trovato qualcuno, ma non lo dirò. Se avessi trovato te […]”
“Ma se avessi trovato… ” S’interruppe e inclinò la testa. “Stavo per dire se avessi trovato qualcuno, ma non lo dirò. Se avessi trovato te […]”
In fondo, Oswald era un uomo sedotto, attratto, ma che albergava dentro di sé un oppositore che combatteva i propri sentimenti. Una situazione del genere conduce spesso all’amarezza. Si è insoddisfatti di se stessi e degli altri. Si soffre, eppure si ha come una sorta di necessità di soffrire ancora di più, o almeno di arrivare a un confronto violento che faccia trionfare completamente uno dei due sentimenti contrastanti che spezzano il cuore.
Voi non sapete cosa vuol dire! Voi… nessuno di voi… ha mai dovuto affrontare niente del genere! Pensate che basti imparare sa memoria un paio di incantesimi e buttarglieli addosso, come si fa in classe? Invece non c’è nulla fra te e la tua morte tranne il… il cervello, o il fegato, o quello che è… come fai a ragionare quando sai che tra un nanosecondo sarai assassinato, o torturato, o vedrai morire i tuoi amici?
Si era svegliata. Batté le palpebre nell’oscurità impenetrabile. Spalancò la bocca e respirò con il naso. Batté di nuovo le palpebre. Sentì scorrere una lacrima, la sentì sciogliere il sale lasciato da altre lacrime. La saliva non le scendeva più in gola, il cavo orale era secco e duro. La pressione interna tendeva le guance. Era come se il corpo estraneo che aveva in bocca fosse sul punto di farle esplodere la testa. Ma che cos’era, che cos’era? Il primo pensiero concepito al risveglio era stato che avrebbe voluto sprofondare di nuovo. Sprofondare in quell’avvolgente abisso buio e caldo. L’effetto dell’iniezione che l’uomo le aveva fatto non era ancora finito, ma lei sapeva che il dolore incombeva, lo capiva dai lenti, sordi colpi che scandivano le pulsazioni e dal flusso spasmodico del sangue nel cervello. Lui dov’era? Era proprio alle sue spalle? Trattenne il respiro, rimase in ascolto. Non udì nulla, però ne percepiva la presenza. Come un leopardo.
“La sta uccidendo vero? Sta morendo”. E dicendolo ebbi la certezza che la mia faccia era una copia sbiadita della sua. Più incerta e diversa, perché io ero ancora sotto shock. Ancora non me ne capacitavo, stava succedendo troppo in fretta. Lui aveva avuto tutto il tempo di rendersene conto. Ed era diversa perché io l’avevo già persa tante volte, e in tante maniere diverse, nella mia mente. E perché non era mai stata fino in fondo mia, perciò non potevo perderla davvero.Era diversa anche perché non era colpa mia.
Ci sono crimini peggiori del bruciare libri. Uno di questi è non leggerli.
Quando pensava a lui, provava quasi uno scomodo istinto di protezione.