Susan Randall – Destino
Prima o poi acchiappo il destino, e quando ci riuscirò a quattr’occhi gli chiederò, ma che cazzo hai combinato ti sei perso la strada!?
Prima o poi acchiappo il destino, e quando ci riuscirò a quattr’occhi gli chiederò, ma che cazzo hai combinato ti sei perso la strada!?
Il destino é un’invenzione dei vigliacchi e dei rassegnati.
Siamo tutti un poco matti, ma se hai da fare con un matto vero, devi avere dei nervi d’acciaio per non soccombere. Se poi ci aggiungi una fetta di imbecillità, una porzione di frenastenia congenita, un’abbondante spruzzata di ignoranza; il tutto servito su un piatto di Alzheimer, allora che Dio ci salvi.
Che senso ha capire un senso quando lo stesso sfugge?
La carne di cui sono fatto non conosca riposo, sollievo, estasi o tregua se la stessa che mi compone non combatta, con l’ultima delle cellule che la compone, a cambiare la più grande convenzione del genere umano: “il destino”.Non esiste il destino; esiste la molteplicità di “opere, fatti, parole, comportamenti” e l’essere nella sua infinita espressione concettuale convenzionale, bigotta e retrograda che “il destino” prende senso a cui noi attribuiamo le colpe o le fortune della nostra vita.Il destino è la conseguenza dell’essere umano che con il suo limite fatto di una materia, spesso, non alimentata, la stessa, che con altra materia nell’implosione esistenziale chiamata miseramente “destino”.
La nostra carriera, le nostre ambizioni o semplicemente il nostro futuro, si creano col presente.
Riesci a trovare quello che cerchi proprio quando non lo cerchi. Il destino lo trova per te.