Carl Gustav Jung – Frasi Sagge
L’uomo può cercare di dare un nome all’amore, attribuendogli tutti quelli che ha a disposizione, ma sarà sempre vittima di infinite illusioni.
L’uomo può cercare di dare un nome all’amore, attribuendogli tutti quelli che ha a disposizione, ma sarà sempre vittima di infinite illusioni.
La nostra psiche è costruita in armonia con la struttura dell’universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade ugualmente negli infinitesimi e più recessi dell’anima.
Il vero capo è sempre guidato.
L’uomo ha bisogno di difficoltà: sono necessarie alla salute.
L’anima non è di oggi. Essa conta milioni di anni. Ma la coscienza individuale è solo il fiore e il frutto di una stagione, germogliato dal perenne rizoma sotterraneo…
Si sopravvive di ciò che si riceve, ma si vive di ciò che si dona.
Conoscere le nostre paure è il miglior modo per occuparsi delle paure degli altri.
Di regola le grandi decisioni della vita umana hanno a che fare più con gli istinti che con la volontà cosciente e la ragionevolezza.
La scarpa che va bene a una persona va stretta ad un’altra: non è una ricetta di vita che vada bene per tutti.
La solitudine è per me una fonte di guarigione che rende la mia vita degna di essere vissuta.
L’evoluzione è molto più importante che il vivere.
Il vino della giovinezza a volte non diventa chiaro con il passare del tempo, ma torbido.
L’iniziazione non è comunicabile alla stessa maniera di quella “di un professore che nell’insegnamento profano comunica ai suoi allievi formule attinte dai libri, formule che essi dovranno soltanto immagazzinare nella loro memoria; si tratta qui di una cosa che, nella sua essenza stessa, è propriamente incomunicabile, poiché sono stati da realizzare interiormente”.
Avere una vocazione nel suo significato originario vuol dire essere guidati da una voce. […] La voce interiore è la voce di una vita più piena, di una coscienza ulteriore più ampia. Nella voce interiore, l’infimo e il sommo, l’eccelso e l’abietto, verità e menzogna spesso si mescolano imperscrutabilmente, aprendo in noi un abisso di confusione, di smarrimento e di disperazione. L’uomo che, tradendo la propria legge, non sviluppa la personalità, si è lasciato sfuggire il senso della propria vita.
Il tuono non è più la voce di un Dio furente né il fulmine è l’arma della sua vendetta. Nessun fiume contiene uno spirito né l’albero è il principio vitale di un uomo; i serpenti non sono personificazione di saggezza né alcuna grotta di montagna è dimora di grandi demoni. Nessuna voce parla più all’uomo, oggi, venendo da pietre, piante o animali; né l’uomo si rivolge ad essi convinto che lo possano udire.
Si è ancora ipnotizzati barbaricamente dal fatto, e si dimenticano le persone.
Lodare e predicare la luce non serve a nulla, se non c’è nessuno che possa vederla. Sarebbe invece necessario insegnare all’uomo l’arte di vedere.