Chiarasandra Trevisan – Vita
I traguardi servono a capire un sacco di cose. “Traguardo” non significa vincere, significa riuscire ad arrivare.
I traguardi servono a capire un sacco di cose. “Traguardo” non significa vincere, significa riuscire ad arrivare.
Non è il problema a distruggerti ma la disperazione con la quale lo affronti.
Che strano modo abbiamo di dimostrare che teniamo a qualcuno. È come quando dichiariamo al mondo di esserci messi a dieta evitando di mangiare davanti a lui e poi, di notte, sprofondiamo la bocca nel frigorifero.
Se tra le mani hai la fiducia di qualcuno, attenzione a come le usi.
Sono strane le persone, eccome se lo sono. Ce ne sono alcune che ti fanno sapere cosa pensano e altre che sperano che tu lo capisca. Poi ci sono persone che non ascoltano chi sei e cosa vuoi e altre che lo sanno già senza nemmeno che tu abbia detto una parola. Ci sono persone che ti vogliono e non fanno nulla e altre che fanno di tutto per perderti. Insomma, capire la gente è davvero un lavoro da mettere a busta paga e fino a prova contraria, io sono disoccupata.
Avere il bisogno di dire sempre quello che pensi, è come quando ti scappa la cacca. Se la trattieni, dentro diventa dura e poi ti viene un blocco intestinale. Bisogna dire la verità. Bisogna fare la cacca. Bisogna, anche perché quando dici la verità, ti mandano a cagare.
Lui era “tanta roba”. Talmente tanta da farci l’amore tutto intorno.
Il malessere vero non è causato dalle persone che ci girano intorno come satelliti. Quello vero, il malessere profondo e reale, giace assopito dentro di noi. Tutto il resto è solo miccia. La bomba siamo noi.
Su Facebook, vedo molte foto profilo con cappelli da babbo Natale in testa. Ecco, io li sostituirei con dei coloratissimi preservativi magari dotati di lucine colorate. Fa festa. Anche le teste di cazzo hanno diritto al panettone.
Ci si costruisce sulle sconfitte. Le vittorie servono solo per ubriacarsi senza essere giudicati.
Non mi interessa che tutto sia perfetto, voglio solo che tutto sia vero.
Fermi Tutti. Io non sono perfetta. Io sono solo fantastica. Per i miracoli, chiamate l’800.453.
Oggi sono in lutto. È morta la mia voglia di capire gli altri.
Ci si divide in continuazione per dare a tutti una parte di noi, quasi fosse indispensabile rimanere nei loro ricordi.
Basta significa che il semaforo è diventato rosso, che la pazienza è finita, che la tua corsa è terminata, che il treno è partito, che il tuo spazio è ridotto, che la tua vita non mi interessa e che tutte le cose che fanno parte della mia, sono profondi cazzi miei.
Rassegniamoci come argini rotti da un mare impetuoso. Noi non ci dimenticheremo mai. La forza del mare non la ferma nessuno.
Tutti vogliono tutto. Tutto diventa scontato, dovuto e ammuffito. Non fai in tempo a dare un dito che ti chiedono un rene. Non fai in tempo a chiedere aiuto che si tagliano le vene. Morti. Se chiedi sono tutti morti. Una città di fantasmi che gridano al mercato con le mani nascoste sotto il lenzuolo a trafficare amore in cambio di sesso e amicizia in cambio di buoni pasto. Ma la vera infelicità qual è? Chiedere e non ricevere oppure dare e non sentirsi mai abbastanza? Ma il problema dove sta? Nel turgido egoismo sempre in tiro o nell’accoglienza vana di un timido altruismo che prende sprangate in viso? Tutti vogliono tutto, tutti vogliono essere felici a discapito della felicità altrui. Questo è il punto. Punto.