Erri De Luca (Enrico De Luca) – Libri
Una quantità di coraggio spuntano da vergogna e sono più tenaci di quelli saliti dalle collere che sono rapidi a sbollire.
Una quantità di coraggio spuntano da vergogna e sono più tenaci di quelli saliti dalle collere che sono rapidi a sbollire.
Non è un vento, lo scirocco è una rabbia. Il cielo scompare, l’aria calda afferra la testa, non fa ragionare. Non bisogna fare figli quando c’è lo scirocco, non si devono prendere decisioni. Fa scoppiare gli incendi.
Amo gli alberi. Sono come noi. Radici per terra e testa verso il cielo.
Sulla felicità non si costruisce una polis e nemmeno una stanza, solo si possono produrre scintille brevi e irripetibili. Una felicità prolungata è una narcosi.
La libertà uno se la deve guadagnare e difendere. La felicità no, quella è un regalo, non dipende se uno fa bene il portiere e para i rigori.La felicità: come mi permettevo di nominarla senza conoscerla? Suonava svergognata in bocca a me, come quando uno si vanta di conoscere una celebrità e la chiama col solo nome, dice Marcello, per indicare Mastroianni.
Molto del destino di ciascuno dipende da una domanda, una richiesta che un giorno qualcuno, una persona cara o uno sconosciuto, rivolge: d’improvviso uno riconosce di aspettare da tempo quella interrogazione, forse anche banale ma che in lui risuona come un annuncio, e sa che proverà a rispondere ad essa con tutta la vita.
La fissavo, lo sguardo inceppato su di lei. Fu la prima notizia certa della bellezza femminile. Non sta sopra le copertine dei giornali, delle passerelle, sullo schermo, sta invece all’improvviso accanto. Fa sussultare e svuota. Restai così. “Mi ascolti o mi guardi?” Non so come mi uscì di dire: “posso scegliere?”
Chi vuole privatizzare l’acqua deve dimostrare di essere anche il padrone delle nuvole, della pioggia, dei ghiacciai, degli arcobaleni.
[…] – “Secondo te le stelle sanno di pan di zucchero o di sale?”- “Non lo so, non le ho mai assaggiate.”- “Io sì, sono rimasta molte notti sul balcone della casa dei bambini chiusi. Le stelle in estate perdono briciole che arrivano in bocca.”- “e come sono?”- “Salate, a gusto di mandorla amara.”- “Le preferivo dolci.”- “Ma no, guasterebbero la terra per quante ne arrivano. Certe notti c’è tempesta di stelle sbriciolate. La terra è seminata da loro, riceve senza poter restituire. Allora dal basso si alzano le preghiere a sdebitarsi, di alberi e di bestie che ringraziano”[…].
I baci non sono anticipo d’altre tenerezze, sono il punto più alto. Dalla loro sommità si può scendere nelle braccia, nella spinta dei fianchi, ma è trascinamento. Solo i baci sono buoni come le guance del pesce. Noi due avevamo l’esca sulle labbra, abboccavamo insieme.
Poi mi prese la faccia fra le mani e spinse la bocca ritoccata a rosa contro la mia respirando profondo. Fu il più speciale dolore, una fitta agli occhi e uno squaglio di cioccolata in bocca.
Non successe altro ai nostri corpi. Ci bastò il colmo delle labbra, il fiato inghiottito nel naso, mischiato ai pensieri.
Per me i giorni amati furono quelli dove l’impossibile rimase conservato nel cuore e non quelli che lo realizzarono.
Voglio tentare di stare con te. Voglio credere che è possibile, anche se non per ora, anche da lontano. Ho bisogno di aspettare qualcuno che non somigli a nessuno e tu sei questo.
Le cose migliori dell’amore accadono per caso, si capiscono dopo.
Mi aveva voluto. Mi aveva staccato dal mucchio di teste in una sera d’osteria, mi aveva estratto com’ero ingiallito, pagina di foglia fitta di vene e rughe, fibroso come un legno di rose, spessito come un sogno senza sogni.
Mi accorgevo del mio corpo, del suo interno, accanto a lei: del battito del sangue a fior di polso, del rumore dell’aria nel naso, del traffico della macchina cuore-polmoni.Accanto al suo corpo esploravo il mio, calato nell’interno, sbatacchiato come il secchio nel pozzo.Esiste nel corpo la neve che non si squaglia in nessun ferragosto, rimane dentro il fiato come il mare dentro una conchiglia vuota. Non la maledico quella neve, che mi imbottiva le orecchie.