Franco Paolucci – Comportamento
Gli uomini più sensibili alla legge sono quelli che le girano continuamente intorno avvantaggiandosene.
Gli uomini più sensibili alla legge sono quelli che le girano continuamente intorno avvantaggiandosene.
Il cielo registra in un suo rotolo ogni storia personale e la sintetizza nel DNA.
Mirare la nostra immagine è un atto riduttivo.
Non mi sento di qualificarmi ateo per non sentirmi limitato; non mi sento di qualificarmi un credente di quel Dio comunemente prospettato, per non sentirmi ancor più limitato; sento di avere dei limiti anche se di essi me ne resta poco chiara l’ampiezza; sento che al di là dei miei limiti c’è una infinità di cose che non mi è dato al momento di capire ma, applicandomi, potrò in parte capire, ampliando conseguentemente i miei limiti; al di là di quest’ultimi, quello che c’è, solo Dio lo sa!
Chi si qualifica ateo è uno che non crede nemmeno in se stesso.
Non posso essere solo quel che sono: stimolo palpitante destinato a mirare senz’occhi e senza luce la torturante cruda cecità. Non bastano i tramonti, il cielo, il mare a ridarmi la vita, a darmi senso, a lenire il mio amore sotterrato sotto strati di rabbia e di dolore. Ho bisogno di guida e, senza Dio, nel baratro che attende, come un bimbo, lo traggo dal profondo e me lo invento.
Chi cerca di darsi ragione della propria esistenza è facile che si smarrisca ma è più facile che aspiri alla divinità.
L’uomo immagina qualcosa al di là di ogni barriera. Piuttosto che il vuoto, l’inutile, l’inesistente, l’atemporale, sentendosi vivo e pensante, immagina Dio. Confrontandosi poi con l’immaginato, vedendosi nudo e sprovvisto, cerca di realizzarlo e attiva in sé una marcia che non avrà mai fine. Così, l’immaginato, per il tramite della potenza della fede, realizza, strada facendo, se stesso.
L’ateo teme lo smarrimento correlato alla costatazione della propria piccolezza.
Scrivere è l’arte più ostentata da chi non sa scrivere.
In ogni essere vivente c’è il tentativo più o meno riuscito di intendere a fondo le meraviglie del cosmo.
Sembra che l’amore, quel sentimento che ha la vorticosità di un soffio caldo solare, necessiti, su questo pianeta, della temporalità della carne e della sua fragilità per potersi ben manifestare. Rischia però di mutarsi facilmente in odio e in un tormento a causa della sua caducità, qualora non adeguatamente ricambiato. Ma l’essere vivente che sa veramente amare è un autosufficiente capace di erogare tanto amore quanto ne serva per sé e per il resto del mondo, soddisfacendosi del dono ricevuto di saper intensamente amare.
Ognuno ama secondo le proprie possibilità e nessuno può pretendere di essere amato secondo le proprie aspettative.
Il vero amore non fa bilanci, non conosce partita doppia, è una colonna interminabile di “dare” la cui ragione è in se stesso.
L’immensità e l’eternità sono le componenti intime dell’Amore, celate nel profondo sanguigno e circolante di ogni cuore.
L’Amore è il tentativo disperato di annullare la drammaticità dirompente subita al momento di prendere vita, venendo separati dal “Tutto”.
Se amare ti fa felice, ama, ma non pretendere mai nulla in cambio.