Kahlil Gibran (Gibran Khalil Gibran) – Frasi Sagge
Chi filosofeggia è come uno specchio che riflette oggetti che non vede, è come una caverna che restituisce l’eco di voci che non ode.
Chi filosofeggia è come uno specchio che riflette oggetti che non vede, è come una caverna che restituisce l’eco di voci che non ode.
Non accontentarti di poco; colui che si reca alle sorgenti della vita con un vaso vuoto ne torna con due pieni.
Parsimonia è essere generosi con tutti tranne che con gli avari.
Un saggio incontrò un magnate stolto; si misero a discutere di istruzione e ricchezza. Quando si lasciarono, il saggio si ritrovò in mano solamente un pugno di sozzura, il magnate scoprì nel suo cuore solamente un velo di nebbia.
Non si progredisce migliorando ciò che è stato già fatto, ma proiettandosi verso ciò che resta ancora da fare.
Quando sei nella sventura e cerchi compassione dal prossimo, gli porgi una parte del tuo cuore. Ti ringrazierà, se ha buon cuore; se ha il cuore duro, ti disprezzerà.
La pena d’amore canta, la tristezza della conscenza parla, la malinconia del desiderio sussurra, l’angoscia della povertà piange. Ma c’è un dolore più profondo dell’amore, più elevato della conoscenza, più forte del desiderio, più amaro della povertà. Non ha voce né timbro; i suoi occhi brillano come stelle.
Com’è serio il goloso quando esorta l’affamato a tollerare i morsi della fame.
Ci sono volti vellutati che celano un ruvido rovescio.
Se vuoi vedere le valli, sali in vetta ad una montagna; se vuoi vedere la vetta di una montagna, sali su una nuvola; se invece aspiri a comprendere la nuvola, chiudi gli occhi e pensa.
Il confine tra il saggio e lo stolto è più sottile di una tela di ragno.
Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte.
Dicono che il silenzio sia di chi s’accontenta; ma io vi dico che il rifiuto, la ribellione e il disprezzo si annidano nel silenzio.
Salvami, Signore, dalla lingua della vipera e di colui che non arriva alla celebrità che agogna.
L’arte è un passo nel noto verso l’ignoto.
Il selvaggio che ha fame coglie il frutto dall’albero e mangia. Il cittadino che ha fame, nella società civile, compra della frutta da qualcuno che l’ha acquistata da qualcun altro che l’ha acquistata da colui che l’ha colta dall’albero.
Miope è colui che vede soltanto il sentiero che calpesta e la parete a cui si appoggia.