Michelangelo Da Pisa – Desiderio
I miei desideri soffrono di perenne insonnia.
I miei desideri soffrono di perenne insonnia.
La femminilità è un pericoloso equilibrio tra l’erotismo e l’essenza.
Il vero prodigio della trasparenza di uno sguardo è la capacità di parlare abbattendo il muro del suono, iniettando turbamenti emotivi nelle vene.
Che resistenza può opporre il mio corpo se la pentacrazia sensoriale mi conduce a te? Io sono solo un umile suddito nel regno della tirannia emozionale.
Non credo sia timidezza, sai? Quando la tua pelle è a portata di bacio, vocali e consonanti si aggrovigliano irrimediabilmente in gola ed esplodono nei miei occhi, in miriadi di scintille di desiderio.
Quel desiderio di fuga che mi pervade, la mia mente che evade, impigliata nel filo spinato delle mie paure. Vedo il colore della libertà, ma non ne conosco il sapore.
Oggi tutto va esibito, il bicchiere di mojito in una foto, il sorriso in silverplate alla gente, un libro letto distrattamente, l’auto nuova o la propria donna. Apparire è la regola, essere è diventata la scelta più trasgressiva.
Mi sto talmente assuefacendo alla maleducazione che quando uno sconosciuto mi dice buongiorno, credo che questi abbia un non so che di obsoleto; è il paradosso della normalità travestita da eccezione.
La cultura, se ostentata, è paragonabile ad un abito elegantissimo indossato da una donna volgare.
Decine di trasmissioni sulla scomparsa dei dinosauri e nessuno si preoccupa dell’estinzione di “grazie”, “buongiorno”, “scusa”.
Secondo te stai al centro dell’attenzione, secondo me stai alla periferia della dignità.
Il 98% del dna umano è identico a quello del topo, quindi non darti quel 2% di arie.
Odio dover dire “forse non mi sono spiegato bene” mentre penso “com’è che non capisci un cazzo?”
Conosco gente paragonabile all’acqua, ma non per limpidezza e trasparenza, bensì perché incolore, insapore e tendente ad assumere la forma del contenitore in cui sguazza.
Per gli indecisi ho sempre provato un sentimento ibrido, a metà strada tra la tenerezza e l’ira. Li osservo e li vedo sempre lì, in punta di piedi, sull’orlo di una decisione, in bilico tra un forse e un quasi, con la zavorra delle loro insicurezze, perennemente in ritardo all’appuntamento col destino, decisi nell’essere indecisi.
-Guardare negli occhi di un cane e pensare: “gli manca solo il dono della parola.”-Guardare negli occhi di certa gente e pensare: “Oh, hai persino il dono della parola!”
Se senti la necessità di buttar via oggetti legati ad una donna, lei sta vivendo ancora in te, non certo in quegli oggetti.