Niccolò Ammaniti – Religione
Il piacere è una religione, il corpo il suo tempio.
Il piacere è una religione, il corpo il suo tempio.
È il più maledetto, perché neanche l’alcol e la droga gli fanno effetto e lo rendono meno infelice.
Dopo la morte vedo la mia anima che corre follemente alla ricerca di un corpo dove infiltrarsi.
Da bambino sognavo spesso i mostri… e riuscivo a fregarli, ma anche ora da grande qualche volta mi capita di sognarli… ma non riesco piu a fregarli.
Cristiano Zena aprì la bocca e si aggrappò al materasso come se sotto ai piedi gli si fosse spalancata una voragine.
Una storia, in effetti, ce l’avevo. Me l’ero inventata una mattina a scuola. Ma le mie storie le tenevo per me, perché se le raccontavo si sciupavano subito come i fiori di campo tagliati e non mi piacevano più. Però questa volta era diverso.
Ma più inscenavo quella farsa più mi sentivo diverso. Il solco che mi divideva dagli altri si faceva sempre più profondo. Da solo ero felice, con gli altri dovevo recitare.
Era finita. Basta. A me questa fine sembrava buona. E poi, io odiavo le fini. Nelle fini le cose si devono sempre, nel bene e nel male, mettere a posto. A me piaceva raccontare gli scontri tra alieni e terrestri senza una ragione, di viaggi spaziali alla ricerca del nulla. E mi piacevano gli animali selvatici che vivevano senza un perché, senza sapere di morire. Mi faceva impazzire, quando vedevo un film, che papà e mamma stessero sempre a discutere sulla fine, come se la storia fosse tutta lì e il resto non contasse nulla.E allora, nella vita vera, anche lì, solo la fine è importante? La vita di nonna Laura non contava nulla e solo la sua morte in quella brutta clinica era importante?
Ecco la cosa che odiavo di più. Ballare. Ma quella sera invece ho ballato e mentre ballavo una sensazione nuova, di essere vivo, mi toglieva il fiato. Tra poche ore sarei uscito da quella cantina. E sarebbe stato di nuovo tutto uguale. Eppure sapevo che oltre quella porta c’era il mondo che mi aspettava e io potevo parlare con gli altri come fossi uno di loro. Decidere di fare le cose e farle. Potevo partire. Potevo andare in collegio. Potevo cambiare i mobili della mia stanza.
E la cosa tremenda è che più lei è str***a, e più lui l’ama.
Dentro, da qualche parte nel basso ventre, covava una roba che lo faceva stare di merda. Una di quelle robe che ti consumano piano piano, che ti ammalano come un morbo dalla lenta incubazione, e di cui non puoi parlare a nessuno perché se per caso sputi il rospo ti crolla in testa tutto il teatrino del cazzo.
Il problema è che la gente comune è meschina e insensibile.E la morale è una produzione popolare.
Bisogna scrivere sotto la pelle.Bisogna che parole d’amore si fondano con i nervi,che frasi luminose ci illuminino l’encefalo come fuochi d’artificio.
Bisogna scrivere sotto la pelle.Bisogna che parole d’amore si fondano con i nervi,che frasi luminose…