Ornela Radovicka – Tempi Moderni
Il mondo di ieri sosteneva il potere del “no” verso la democrazia, mentre, il mondo d’oggi rappresenta il dominio del “sì ipocrisia”
Il mondo di ieri sosteneva il potere del “no” verso la democrazia, mentre, il mondo d’oggi rappresenta il dominio del “sì ipocrisia”
Penso che la libertà è uno dei termini più oscuri ed ambigui, perché siamo nati già con delle “catene invisibili”, ed un uomo in sé è anche una massa di contraddizioni. Ma all’essere umano è concessa “la coscienza”, mentre, all’umanità “la civiltà”: la consapevolezza di convivenza nell’usare “l’arte pacifica del reagire”, non le azioni barbariche.
L’uomo da sempre, quasi come un dovere, ha la forte tendenza di distinguersi dalla massa. I suoi “oggetti status” rimangono i capi di abbigliamento che indossa, perché la società rimane conformista.
L’uomo moderno ha la coscienza di “prodotto-sociale”. L’incompletezza biologica rimane istintiva e demograficamente senza senso di “appartenenza”, perché la nostra posizione nella società, basata sul consumo, si disinteressa della nostra origine e si basa solo sul “quanto-guadagno”.
Siamo geneticamente programmati per nutrirci, vivere in un mondo libero e per innamorarci di personaggi di carta e inchiostro.
La pioggia estive gocciola di lira e d’ode. Due respiri tangibili e corpi che sfavillano sul vento. Il loro letto, fiume di color rubino, l’incantevole rapsodia che trascina il lieto fior di corpi, dove il torrente conguaglia arcobaleno, tra il sogno d’amore e realtà.
Ogni punto della visuale è l’apice in cui artificialità o la fantasia è la strada per un avvicinamento al naturale o al realtà. Eppure non bisogna mai confondere l’artificiale col naturale, con interiorità del mondo umano. La coscienza morale, che li è concesso al umano che tanti dissennati hanno offeso e molti di più rinnegato, quella coscienza sempre esiste, basta riflettere sul quel specchio interno, nel trovar ancora collocazione con le linee del moto del tuo mare.
Tutto passa: il tempo che scorre, il quotidiano che scivola, la solitudine che scava in possesso sulle tempie, la cavità di quei traguardi dove le attese come se rimassero sospesi prima ancora di accadessero. Tutto passa, tranne a quei momenti forti, che hanno lasciato solchi. Sembrano dimenticati, ma basta poco e si appaiano nel nostro ricordo. C’è differenza fra non ricordare e dimenticare. Non puoi dimenticare, solo può smettere di pensarci.
All’interno degli occhi si vela l’anima, ma lo sguardo svela le sue mani, in cui ti possono accarezzare o graffiare.
La solitudine è quel vortice spettrale che diventa multiforme laddove il respiro non si è sentito da solo.
I sentimenti più belli non sono di quelli che raggiungono la montagna con mezzi comodi, e da lì osservano la bellezza di quel palcoscenico, ma sono il fiato degli scalatori che conquistano la vetta con pazienza, grinta e determinazione, e, una volta arrivati in cima, godono e sorridono trionfanti.
Nel binomio amore – dolore, dove circostanze della passione ci dividono, una tangibile affinità continua a mantenerli uniti come in un tango di riavvicinamenti e apparenti distacchi, orchestrati da malinconia e riflessioni dei rispettivi sentimenti.
I segreti non sono mai isolati, e, dentro di noi, molti di loro ci ammaliano, ci mutano.
Ci sono uomini narcisisti, ossessionati, trendy, come se fossero usciti dalla pubblicità di una stilista famosa, ma infelici. Di solito, però, gli uomini infelici cercano consolazione o nella bottiglia, o nei giochi, o nel porno. E tutti questi uomini, difficili da capire, ma sono costantemente senza abbastanza memoria.
In quella solitudine avevo addosso una strana malinconia, mentre le mani bruciavano nella voglia di trasformare quell’energia in carezze e baci selvaggi. Avevo la voglia di vivere il mio “esistere” eclissando quel “resistere”.
I miei sentimenti non dipendono da una pena inflitta sulla schiena, ma dai sentimenti ricambiati.
Tra le tapparelle il sole entra, lasciando le sue ombre zebrate sulle pareti in questa stanza taciturna. Dentro di me la voglia di restare ferocemente nuda, nel mio silenzio, che silenzio non è; l’anima parla e non sa smettere. Il cuore desidera. Il ventre che pulsa grande voglia di lui. Le mie braccia cercano avvolgersi nel suo abbraccio, mentre le bocche si cercano con desiderio di baciarsi e nutrirsi tra i nostri sospiri.