Tommaso Gattai – Vita
La vita è un libro candido che attende solo di essere sporcato d’inchiostro.
La vita è un libro candido che attende solo di essere sporcato d’inchiostro.
La vita è un quadro il cui colore aspetta solo di essere impresso.
Incido pensieri solcando la superficie della vita.
Voglio andare là dove i pigmenti colorano l’anima, nel posto in cui è mantenuta incontaminata l’eternità; tra i grandi monti laddove puro come bruma di bosco è rimasto l’animo umano.
Un’immagine impressa non potrà mai trasportare l’emozione come la memoria di uno sguardo.
Esiste un modo semplicissimo per conoscere la verità: se un potente o una corrente influente dopo due giorni ti minaccia per quello che hai fatto sapere, allora sei sicuramente sulla buona strada.
Perché mai io, mostro multinazionale, cosiddetta casa farmaceutica, dovrei cercare di curare le persone? Non è nel mio interesse. Tuttavia sono interessato a salvarle dalla morte, affinché esse possano continuare ad acquistare le mie medicine.
Niente mai tormenterà più un uomo come un forse detto da una donna.
L’attrezzo che estrae l’energia oscura per l’ingordigia dei nostri tempi è in moto perpetuo e non inquina; metafora perfetta del periodo in cui viviamo.
Perché mai io, mostro multinazionale, cosiddetta casa farmaceutica, dovrei cercare di curare le persone? Non è nel mio interesse. Tuttavia sono interessato a salvarle dalla morte, affinché esse possano continuare ad acquistare le mie medicine.
Nessun giornale, telegiornale o ente di propaganda mai potrà dirmi chi è il mio nemico, né tantomeno deciderlo per mio conto.
Solo chi riesce a scrutare oltre l’orizzonte sarà in grado di attraversare l’oceano dei sogni e raggiungere la felicità.
Battere me stesso, ogni fottuto giorno, è la cosa che più mi spinge verso l’alto.
Il vero leader non tira a sé le persone, è colui che piuttosto riesce a spingerle affinché possano riuscire con le proprie gambe ad affrontare le difficoltà e ad andare sempre avanti.
Quando il cielo si tinge d’arancio posso finalmente ritrovare la dimensione che mi appartiene, la calma interiore che placa la mia mente dal turbinio della superficiale frenetica inutilità del mondo.
Come un’aquila mi tuffo negli abissi dell’inconsapevole, per cercare di cogliere il nocciolo della vita e sentirne il torpore scorrermi dentro come una scossa.
Più del terrore della morte, ciò che veramente mi attanaglia è la paura di non riuscire a vivere abbastanza intensamente gli attimi che mi sono stati concessi, per poi accorgermi ahimè alla fine del mio tempo di aver trascorso i miei anni con l’orologio sempre al polso, ma il cuore chiuso in un cassetto.