Alessandro Ammendola – Tristezza
Si scrive: “Ho creduto in te” e si pronuncia “Mi hai deluso”.
Si scrive: “Ho creduto in te” e si pronuncia “Mi hai deluso”.
Vivo di speranza e lacrime.Vivo di amore ma con dolore.Vivo sapendo che non sarà più mia.
Se a un velo di tristezza se ne dovessero aggiungere altri, poi, sarà più difficile liberarsene.
Il battito del cuore è accelerato, il respiro fatica a ripetersi, nulla ti fa alzare gli occhi. Sconforto è il suo nome. Sconforto, è il mio stato d’animo in questo momento.
Niente riporta in vita le nostalgie quanto le notti passate a stringere il cuscino tra le braccia.
Aspetterò che il domani lavi via dagli occhi quegli interminabili minuti persi da una lacrima.
“Nessun inverno dura per sempre”. Eppure da un tipo di gelo non riuscirai mai a scaldarti, perché lo porti con te dentro, e sai già che pungente, prima o poi, tornerà a farsi sentire.
È una vita al confine la mia. Costantemente in cerca del mio baricentro, annaspo in questo grigiore che mi fa desiderare di cadere.
E il cuore torna a far male nei momenti più impensati, o forse è solo la mia mente che mi gioca brutti scherzi. So soltanto che ho un nodo in gola e due occhi tristi perché non credo più.
Certe persone sono più presenti se assenti, il loro silenzio riempie ogni vuoto.
Beh, non so davvero. È che in questo momento odio qualsiasi cosa veda intorno, odio i miei, odio me stesso, odio i miei parenti, odio la mia casa, odio tutti. Ma so di certo che un giorno tutto questo mi mancherà.Mi mancherà il muro, il mio letto, la voce di mia madre che avrà da dire sempre qualcosa.Il rumore dell’aspirapolvere al mattino, il suono della musica delle 8, l’odore del sugo appena fatto, il sapore della pasta cotta da mia madre.Si, un giorno mi mancherà tutto questo, e solo al pensiero che un giorno sarò lontano da casa mi mette tristezza.
È facile nascondere la tristezza con un sorriso, ma nascondere la felicità è quasi impossibile.
Non è la tempesta che mi spaventa, ma la quiete dopo la tempesta che anestetizza il cuore.
Le ferite che fanno più male sono quelle procurate da chi amiamo.
Nessuno conosceva le mie lacrime meglio dei miei occhi riflessi nello specchio.
In alcune pause di riflessione a volte capita che mi chieda il perché. Perché quando ti lasciano, sapendo quanto tu le ami, con un dolore già di suo lancinante, alcune persone sembra si divertano a infierire, ad accrescere in te la sofferenza fregandosene del fatto che tu abbia dei sentimenti e un cuore a pezzi, pensando solo a se stessi e gettandoti nel pattume con tranquillità inaudita? Quando la rivivo è una sensazione che fa dannatamente male come appena successa. Vorrei dimenticare, e capita che a tratti l’impressione mi sfiori, ma la ferita è sempre aperta e nonostante il tempo passi è lì e sanguina continuamente senza tregua.
Ho nascosto tra i miei silenzi tutte le parole che non potrai mai più sentire.