Silvana Stremiz – Vita
Se dici che non hai avuto niente menti! Hai avuto la vita!
Se dici che non hai avuto niente menti! Hai avuto la vita!
Non posso perderti perché non posso dimenticarti.
La vita è un libro che iniziamo a scrivere alla nostra nascita e finiamo di scriverlo con la nostra morte. La cosa triste è che non potremo mai cancellare una sola riga o strappare una pagina e mai avremo mai la possibilità leggerlo.
La vita per quanto lunga possa essere, resta sempre troppo breve.
Potrei vivere 100 anni o morire domani, in entrambi i casi, di questa vita non avrò mai capito o imparato abbastanza.
Rompe gli argini la vita che inonda l’anima.
La gente è troppo ignorante per capire le giuste cose.
La vita è una nave che anela il mare eppur lo teme.
La vita è fatta cosi: si ride, si piange e si invecchia anche se tante persone vorrebbero rimanere sempre giovani.
È così che va la vita, come polvere tra le dita.
C’è chi decide di rimanere a casa perché sta bene e non ha bisogno di andare a scoprire il mondo, e chi invece lo deve girare, provare, fare esperienza, per capire che magari non c’è niente di particolarmente nuovo. Ma per capirlo, ha bisogno di viaggiare.
Le cose che scrivo sono il punto di arrivo delle sensazioni che fanno rumore dentro di me. Esse nascono, maturano e cessano il loro naturale corso in tempo a volte troppo corto perché se ne possa prendere coscienza, altre volte fin troppo lungo perché se ne possa perdere traccia.
Afferra il giorno che passa e non fare nessun affidamento sul domani.
Abbiamo bisogno di persone che ci apprezzino non così come siamo, ma perché siamo così.
La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno.
I barboni sono randagi scappati dalle nostre case, odorano dei nostri armadi, puzzano di ciò che ci manca. Perché forse ci manca quell’andare silenzioso totalmente libero, quel deambulare, perplesso, magari losco, eppure così naturale, così necessario, quel fottersene del tempo meteorologico e di quello irreversibile dell’orologio. Chi di noi non ha sentito il desiderio di accasciarsi per strada, come marionetta, gambe larghe sull’asfalto, testa reclinata sul guanciale di un muro? E lasciare al fiume il suo grande, impegnativo corso. Venirne fuori, venirne in pace. Tacito brandello di carne umana sul selciato dell’umanità.
Il tempo è quello che noi stessi ci concediamo.Quando non abbiamo tempo è perché non ne abbiamo voluto avere, e quando ne abbiamo troppo è perché troppo ce ne siamo concessi.Il tempo ha il volto umano delle cose che vogliamo e non vogliamo fare.Il nostro tempo ci appartiene sempre e comunque.