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Walt Whitman – Libri

In un remoto recesso della palude,canta un uccello timido, nascosto.Il tordo, solitario,l’eremita rinchiuso in te stesso, che fugge i villaggi, canta a se stesso un canto.Canto della gola sanguinante,canto di vita sgorgato dalla morte (perché, caro fratello, io so bene che se ti fosse impedito di cantare, certamente tu ne moriresti).

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    Sarebbe bello vedere gli avidi essere perseguitati così comunemente da portarli all’opposto delle loro abitudini o da terrorizzarli al punto di non fargli più mettere il naso fuori di casa. John Lennon è il mio idolo da quando sono nato, ma per quanto riguarda la rivoluzione ha torto marcio. Starsene sul proprio culo a farsi picchiare! Balle! Armati, trova un rappresentante dell’avidità o dell’opressione e spara in testa al figlio di puttana. Prepara manifesti con idee, contatti, reclutamenti, fai sentire la tua voce, rischia la galera o l’omicidio, trovati un lavoro presso il tuo bersaglio per infiltrarti più facilmente nel sistema. Poi lascia semplicemente marcire l’ingranaggio dell’impero.

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    Appoggio la mia mano sulla panchina, ma la ritiro subito: essa esiste. Questa cosa sulla quale sono seduto, sulla quale appoggiavo la mano si chiama una panchina. L’hanno fatta apposta perché ci si possa sedere, hanno preso del cuoio, delle molle, della stoffa, si sono messi al lavoro, con l’idea di fare una sedia e quando hanno finito era questo che avevano fatto. L’hanno portata qui, in questa scatola, e ora la scatola viaggia e sballotta, con i suoi vetri tremolanti, e porta nei suoi fianchi questa cosa rossa. Mormoro: è una panchina, un po’ come un esorcismo. Ma la parola mi rimane sulle labbra: rifiuta di andarsi a posare sulla cosa. Essa rimane quello che è, con la sua peluria rossa, migliaia di zampette rosse, all’aria, diritte, zampette morte. Questo enorme ventre girato all’aria, sanguinante, sballottato – rigonfio con tutte le sue zampe morte, ventre che galleggia in questa scatola, in questo cielo grigio, non è una panchina. Potrebbe benissimo essere un asino morto, per esempio, sballottato nell’acqua e che galleggia alla deriva, il ventre all’aria in un grande fiume grigio, un fiume da inondazione; e io sarei seduto sul ventre dell’asino e i miei piedi bagnerebbero nell’acqua chiara.