William Shakespeare – Morte
Com’è vero ch’io amo più l’onore del nome mio, io non temo la morte. -da “Giulio Cesare”
Com’è vero ch’io amo più l’onore del nome mio, io non temo la morte. -da “Giulio Cesare”
Non mi stupiva il candore del giglio né il rosso della rosa. Solo immagini per me, solo figure a somiglianza tua, tu il modello di tutto. Ma tu lontana a me. Sembrava inverno, e di giocare cercando la tua ombra fra essi.
L’occhio è la finestra dell’anima.
I giovani che schizzano la notte sulle strade, anche non ubriachi, pensano: “proprio a me deve succedere?”…e così la pensavano anche quelli che sono morti negli incidenti.
La morte produce qualcosa di piacevole: le vedove.
Sono budista e ciò prevede la riencarnazione. Ma non l’ho ben metabolizzata.
La morte della vita per opera della realtà è accecamento, la morte di un essere umano è gesto che una data interrompe. Siamo date, date che d’improvviso si interrompono.