William Shakespeare – Morte
Il resto é silenzio.
Il resto é silenzio.
L’attesa straziante, poi la chiamata, la mia faccia sconvolta, sembravi una farfalla con un’ala spezzata.No, non cadere, almeno non ora qui c’è bisogno, di te, ancora.No, non andare. Io voglio sperare che un giorno da te possa tornare. Poi quando la vedo, non posso più sognare, lei per mano ti prende e lontano da me ti vuole portare! “Ti chiedo ancora, quei 5 minuti che prima di ora son stati scontati, ti chiedo soltanto di lasciarla andare, al posto suo, io, potrei andare” ma lei non mi ascolta e passando impettita, con falce e una torcia, la vedo, sbiadita.No, non andare, non posso più sperare. Ora devo gridare tutto questo male, che mi logora dentro come un animale.No, non andare, non mi lasciare.Qui sola al buio… Io non so più camminare!
Chiedilo ancora, e non appena l’avrai chiesto, questa mia stessa mano, che per amor tuo già uccise il tuo amore, ucciderà, per amor tuo, un amore di gran lunga più vero: e tu sarai complice, in tal modo, della morte di entrambi.
Pazzo, amante, poeta: tutti e tre sono composti sol di fantasia.
E cade la pioggia e cambia ogni cosa, la morte e la vita non cambiano mai.
È bella e quindi può esser corteggiata; è donna e quindi può essere conquistata.
Se ho una necessità, ho una ragione di vita. La soddisfazione é la morte.