Luciano Meran Donatoni – Destino
Il mio destino è la cecità, per questo scrivo come fossi uno tsunami e come se non volessi perdere il tempo che mi rimane.
Il mio destino è la cecità, per questo scrivo come fossi uno tsunami e come se non volessi perdere il tempo che mi rimane.
Durante i suoi anni non era riuscito a spiegarsi come, ma dal momento in cui aveva avuto per la prima volta coscienza da bambino, quell’età in cui le domande esplodono nella testa di ognuno, nel guardare la luna non aveva invece fatto alcuna domanda e non si era affatto stupito nell’apprendere che a tenerla sospesa non ci fosse nulla di visibile, ma qualcos’altro che i sensi umani non riuscivano a percepire e che pure la facevano muovere attorno alla terra, in una danza armonica che si ripeteva da milioni di anni. Come se sapesse già che ciò che non si può vedere non è detto che non esista. Ora cominciava a comprendere il perché di quella rivelazione.
La vera felicità è vivere nella pazzia con serenità.
Visto che nel corso della mia vita futura avrò ancora e sempre molte cose da apprendere, posso dire tranquillamente di considerarmi un eterno immaturo.
In mancanza d’acqua la vita cessa.
E Dio avrà il potere e l’autorità necessarie per evitare la classica, nel suo caso non espressa, contestazione del non poteva non sapere?
Una realtà scottante su cui nessuno riflette: la maggioranza degli esseri umani sono venuti al mondo senza essere cercati e desiderati.