Mattia Dalvecchio – Destino
Mi sento come un bambino, passeggero di un auto guidata da un autista chiamato destino.
Mi sento come un bambino, passeggero di un auto guidata da un autista chiamato destino.
Il destinocammina con tetalvoltaaccompagna garbatosoventecome carta stracciaalla suola s’incollaeti segueanche senon vuoi
Ed è proprio quando non cerchi niente che trovi ciò che ti completa.
Ogni volta che apro gli occhi so di essere un uomo nuovo, pronto ad affrontare il mondo. Mi immergo nella quotidianità cercando di sedurre la vita, che ahimè a volte mi oppone resistenza, ma oggi non può, oggi chiedo strada e la sfido a starmi dietro. Domani potrei soccombere, oggi no, voglio essere padrone del mio destino come in tanti altri giorni che verranno.
Chiesi al destino dove mi stesse portando? Lui rispose: sto seguendo il cuore.
Il cammino della nostra vita è proprio identico,solo che camminiamo su due sentieri divisi tra loro…chissà se esiste un punto d’incrocio.
Durante i suoi anni non era riuscito a spiegarsi come, ma dal momento in cui aveva avuto per la prima volta coscienza da bambino, quell’età in cui le domande esplodono nella testa di ognuno, nel guardare la luna non aveva invece fatto alcuna domanda e non si era affatto stupito nell’apprendere che a tenerla sospesa non ci fosse nulla di visibile, ma qualcos’altro che i sensi umani non riuscivano a percepire e che pure la facevano muovere attorno alla terra, in una danza armonica che si ripeteva da milioni di anni. Come se sapesse già che ciò che non si può vedere non è detto che non esista. Ora cominciava a comprendere il perché di quella rivelazione.