Luca Fiorani – Destino
Siamo davvero i padroni del nostro destino o le nostre azioni non sono che minuti tasselli dell’intreccio infinito del caso nello smisurato vortice del possibile?
Siamo davvero i padroni del nostro destino o le nostre azioni non sono che minuti tasselli dell’intreccio infinito del caso nello smisurato vortice del possibile?
Quando ogni uomo avrà raggiunto la felicità, il tempo non ci sarà più.
Gli anni si susseguono agli anni, ma l’importante è credere di non aver camminato in avanti, ma indietro, per ritornare a quando spensierati guardavamo fiduciosi in avanti.
Tra il possibile e l’impossibile vi è la volontà, ma se manca quella allora tutto è discutibile.
Quei due sapevano a memoria dove volevano arrivare…
Tempo aggredito, rapito, assoggettato, nelle strade cambiate dalla mano che tutto prende. Ecco il millennio dell’infinito: Cristo ha vinto. Le sue risate di vittoria riecheggiano nello spazio introverso, tra le mura dell’interminabile prigione, l’amara conquista di specchi e di vite replicate sino all’uno finale, dove non resterà altro che non somigli a se stesso, fino ad annullarsi. Assoggettando tutti gli elementi in un grido disperato di morte, re infelice e vittorioso che tutto ha conquistato, niente ha avuto. La mensa è vasta quanto l’universo fino ai suoi limiti. La mensa è l’universo, che sembra dilatarsi nell’immortalità immorale, a prezzo dell’anima. E all’estremo, finirà nel silenzio di conquiste e mattanze lontane di mondi ancora ignari.
La fissavo, lo sguardo inceppato su di lei. Fu la prima notizia certa della bellezza femminile. Non sta sopra le copertine dei giornali, delle passerelle, sullo schermo, sta invece all’improvviso accanto. Fa sussultare e svuota. Restai così. “Mi ascolti o mi guardi?” Non so come mi uscì di dire: “posso scegliere?”