Arjan Kallco – Filosofia
Il mai è una fine senza principio.
Il mai è una fine senza principio.
Una partita di uno sport a caso (facciamo pallavolo). Tu sei il giocatore meno influente di tutta la gara e tocchi palla una volta ogni morte di papa, è regolare che la battuta finale e decisiva della partita toccherà a te.
Quando sei certo di conoscere a fondo chi ti sta accanto, ti accorgi che al tuo fianco hai un autentico sconosciuto.
Ho sempre adorato il termine fuggire, è il preludio al termine scoprire: allo scoprire se si fugge da se stessi, oppure se si ha spirito di curiosità sinonimo d’intelligenza.
Non sempre possiamo impedire alle persone di autodistruggersi, ma abbiamo il dovere di non permetterle di distruggerci.
Se una cosa non l’hai vissuta non puoi dire di conoscerla.
Tùndalo, filosofo impossibilista, scandagliava un giorno il suo viso nella specchiera di una locanda e diceva fra sé: “Vedo due sopraccigli, due occhi, due narici, e due orecchi. Perché mai Dio ci ha dato una sola bocca? Eppure io penso che ci vorrebbe una bocca per divorare, per mordere, per vomitare e per urlare e un’altra bocca per sorridere, per baciare e per cantare”.