Maicol Cortesi – Lavoro
Lo sentite anche voi questo senso di inappagamento, come se ci fosse tanto da fare e tutti stanno aggrappati al posto di lavoro.
Lo sentite anche voi questo senso di inappagamento, come se ci fosse tanto da fare e tutti stanno aggrappati al posto di lavoro.
Oggi in Italia come in Romania ti offrono tre o quattro euro all’ora comprese ferie, tredicesima, permessi, straordinari e in più il ricatto morale del ventunesimo secolo: “Se rompi i coglioni c’è gente che ha più fame di te!”. Spero tanto che arrivi presto il giorno in cui la gente capirà la differenza che c’è tra la fame “di pane” e la fame “di giustizia”
Questa entità si nutre delle nostre sofferenze. Esistono miliardi e miliardi di fonti di energia che allungano i loro raggi di luce per infondere il loro pensiero.
Se una macchina fotografica cattura un lungo istante, la coscienza ne cattura l’intera esistenza dell’universo.
L’invidia è desiderare la gioia di chi possiede un fiore senza rendersi conto di essere d’innanzi all’immenso campo ricco di fiori da cui è stato raccolto.
Se la crisi non permette di investire, investi su te stesso.
– Non posso fare altrimenti – rispose Levin. – Tu fà uno sforzo e mettiti dal punto di vista di un campagnolo come me. Noi, in campagna, facciamo di avere le mani adatte a lavorare: perciò ci tagliamo le unghie e, a volte, anche ci rimbocchiamo le maniche. Qui invece si fanno crescere le unghie più lunghe che possono e si attaccano ai polsini dei bottoni che paiono piatti per non poter fare nulla con le mani.- Questo vuol dire che non si ha bisogno di fare lavori manuali. Si lavora col cervello…- Forse. Ma tuttavia mi sembra strano, come mi sembra strano che mentre noi campagnoli facciamo di tutto per abbreviare i nostri pasti e poter tornare subito al lavoro, qui tu ed io facciamo di tutto per allungare il pranzo e mangiar molti piatti senza saziarci. Perciò mangiamo le ostriche…- Già, naturalmente – replicò Stepan – ma questo è lo scopo della civiltà: far di ogni cosa un piacere.- Se questo è lo scopo della civiltà, preferisco restare un selvaggio.