Barbara Goti – Libri
Un sentimento ferito è come un bimbo che riceve uno schiaffo senza aver fatto nulla di sbagliato. È incapace di accettarlo e, deluso nell’anima, si chiede cosa abbia fatto per meritare quella punizione.
Un sentimento ferito è come un bimbo che riceve uno schiaffo senza aver fatto nulla di sbagliato. È incapace di accettarlo e, deluso nell’anima, si chiede cosa abbia fatto per meritare quella punizione.
Stanno stretti sotto i letti, sette spettri a denti stretti.
E illuminato da pallida luna,teso nell’alto il braccio,dietro lui corre il bronzeo Cavalieresul cavallo sonoro galoppanteE per tutta la notte il povero dementedovunque volga il passo,dietrogli ovunque il bronzeo Cavalierecon grave scalpito galoppa.(da “Il Cavaliere di bronzo”)
“Eccomi qui, davanti a te” hai scritto.Si.Sai, a volte sono un po’ lento a capire. A una prima lettura ho pensato che mi stessi offrendo i tuoi abiti per nascondere la mia nudità. Ma un’idea del genere non ti si addice, al contrario. Poi mi è sembrato un gesto di seduzione, originale, bizzarro, un po’ ridicolo, e goffo: uno strip-tease verbale. E a poco a poco il tono della tua voce è cambiato.Ecco una nudità, dici (o perlomeno, così lo interpreto ora), che non è come un coltello e non è come una ferita. Una nudità svelata e vulnerabile, un po’ imbarazzata e pietosa. Esattamente come la tua. Guarda, dici, è un po’ timorosa e cerca di celare i suoi difetti con tanti piccoli trucchi, a cui però è disposta a rinunciare, per chi vorrà guardarla con occhi indulgenti.E fa uso di abiti (dici così?), di camicie, vestiti, reggiseni, cinture, così come gli esseri umani usano le parole, le “loro”. Ma tu vieni, tocca, senti; è una nudità che può anche guarire.
Mantenetevi folli e comportatevi da persone normali. (da “Veronica decide di morire”)
Sulla tuta di Kane era comparsa una macchia rossa. Si ampliò rapidamente, divenendo una larga chiazza irregolare di sangue che quasi gli copriva la parte inferiore del petto. Seguì il rumore del tessuto che si strappava, sgradevole e intimo nella stanza affollata. La camicia si aprì come la buccia di un melone, si fece indietro su tutti e due i lati, mentre una piccola testa delle dimensioni di un pugno umano si spingeva all’esterno. Si contorceva e si dimenava come un serpente. Il piccolo cranio era quasi tutto denti, affilati e macchiati di sangue. La pelle era di un pallido colore malsano, scurito adesso da una bava cremisi. Le narici dell’equipaggio furono raggiunte da un odore fetido e indecente.Oltre a quelli di Kane, ci furono altri urli, grida di panico e orrore, mentre le persone si ritiravano istintivamente indietro. Il gatto li precedette in quella ritirata spontanea.Il cranio dentato si faceva convulsamente strada verso l’esterno. All’improvviso sembrò compiere uno scatto. La testa e il collo erano attaccati a un corpo tozzo coperto dalla stessa pelle bianca.
– “Non ti amo più” – urlavano i muri e le colonne.La scritta, a caratteri cubitali, rimbalzava tra gli spazi vuoti degli edifici messi diligentemente in fila, quasi ad indicare la passeggiata che portava al mare…