Samuel Beckett – Morte
Poi vivere per il tempo di sentire, dietro i miei occhi chiusi, chiudersi altri occhi. Che fine.
Poi vivere per il tempo di sentire, dietro i miei occhi chiusi, chiudersi altri occhi. Che fine.
Un tempo, davanti a un morto, mi chiedevo: “A che gli é servito nascere?”. Ora mi faccio la stessa domanda davanti a ogni vivo.
Alcune volte, la morte arriva su inconscia chiamata, indossando le vesti del nostro passato ed accompagnandoci in un futuro illusorio simile ad un limbo di un cieco immemore che compone un puzzle di pezzi consumati e tutti uguali, nell’attesa inconsapevole di un eterna notte di riposo giunta molto tempo prima.
Non c’è nulla di maestoso, glorioso o romantico nella morte.
Il giorno da non vivere arriva per tutti e ti porta via con sé.
Non è la morte a sottrarmi l’invincibilità, ma il sonno.
L’immortalità sta nel ricordo che la gente ha di un essere umano. Quando una persona viene dimenticata, in quel caso, e solo in quel caso, muore veramente.