Sant’Agostino – Morte
Quelli che ci hanno lasciato non sono assenti, sono invisibili, tengono i loro occhi pieni di gloria fissi nei nostri pieni di lacrime.
Quelli che ci hanno lasciato non sono assenti, sono invisibili, tengono i loro occhi pieni di gloria fissi nei nostri pieni di lacrime.
C’è un gioco sottile nel risveglio. Una fase in cui la morte ti corteggia, lusingandoti, per protrarre il sonno e convincerti a non svegliarti mai più. La morte ha la prima mano. Ti presenta caleidoscopicamente ciò che ti attende non appena avrai aperto gli occhi. Di che sudare freddo in un letto caldo. Poi, ti fa una controproposta: ti invita a tenere gli occhi chiusi, come se tu fossi il testimone di un imminente delitto mafioso. Quindi, gioca la carta del torpore: un asso pigliatutto che si porta via i tuoi progetti per il passato, ramazza l’angoscia di un presente onnipresente come Dio, ti assicura che nel futuro, per tua fortuna, non ci sarai.
E cade la pioggia e cambia ogni cosa, la morte e la vita non cambiano mai.
Con la morte di Machu era come se un fulcro fosse scomparso dal mondo. Era qualcosa di talmente fisico che le bastava posare i piedi a terra per sentirla cedere.
Non c’è sangue ne carne di fronte all’eternità.
La morte fa parte della vita.
E il cuore trafitto, che il dolore ogni giorno alletta, muore benedicendo la sua freccia.