Tullio Colsalvatico – Paradiso & Inferno
Sulle vie del paradiso tanto ci spingono gli amici, quanto i nemici.
Sulle vie del paradiso tanto ci spingono gli amici, quanto i nemici.
A lungo andare ci saranno più cornuti sulla terra che all’inferno.
Si dice che l’amore sia un impareggiabile inferno, ma la vita senza amore non sarebbe altro che un paradiso straziante.
Se c’è un inferno sulla terra, va cercato nel cuore dell’uomo melanconico.
Ambisco al paradiso, ma frequento l’inferno.
Passiamo la vita a cercare il nostro angolo di paradiso dimenticandoci che la terra è rotonda.
Quando siamo bambini l’inferno non è altro che il nome del diavolo sulla bocca dei nostri genitori. Poi questa nozione si complica, e allora ci rigiriamo nel letto nelle interminabili notti dell’adolescenza, cercando di spegnere le fiamme che ci bruciano, le fiamme dell’immaginazione. Più tardi, quando non ci guardiamo più allo specchio perché i nostri volti cominciano ad assomigliare a quello del diavolo, la nozione dell’inferno si trasforma in un piumone intellettuale e allora, per sottrarci a tanta angoscia, ci mettiamo a descriverlo. Giunti alla vecchiaia l’inferno è così alla portata di mano che l’accettiamo come un male necessario e lasciamo persino scorgere la nostra ansia di patirlo. Ancora più tardi, e adesso sì che siamo tra le sue fiamme, mentre bruciamo cominciamo a intuire che forse potremmo acclimatarci. Passati mille anni un diavolo ci chiede, con aria di circostanza, se soffriamo ancora; gli rispondiamo che l’abitudine ha una parte ben maggiore della sofferenza. Alla fine arriva il giorno in cui potremmo abbandonare l’inferno, ma rifiutiamo fermamente tale offerta. Chi rinuncia infatti a una cara abitudine?