Francesco Iannì – Paura & Coraggio
Essere coraggiosi non significa essere impavidi, ma andare avanti nonostante la paura che si prova. Perché il buio è solo un intervallo di tempo senza luce.
Essere coraggiosi non significa essere impavidi, ma andare avanti nonostante la paura che si prova. Perché il buio è solo un intervallo di tempo senza luce.
A volte, quando sentiamo la nostra anima dannatamente imperfetta, ci affezioniamo alla perfezione della materia; eppure la crepa di un muro sa fare emozionare, se la si sa guardare.
Posso cadere in ginocchio ma subito mi rialzo. Posso anche trovarmi ad annaspare, in cerca d’aria, ma il mio cuore continuerà a battere e i miei polmoni a riempirsi di ossigeno. Potete calunniarmi, derubarmi e pensare di aver vinto, ma presto la verità vi renderà ciò che meritate. Spezzatemi anche le ossa, ma non avrete mai né la mia anima, né riuscirete a distruggermi, come donna e madre. Odiatemi pure, io risponderò amando coloro che custodisco stretti al cuore. Non ho paura, perché la mia forza risiede in ciò che nemmeno conoscete: l’amore.
Sono caduta molte volte e alcune di queste mi sono anche fatta male e tanto. Sono una di quelle persone che non si lamenta, che non sopporta a lungo certe situazioni e certi atteggiamenti. Sono una tra quelle persone che la vita la prende di petto e non gliene frega niente del giudizio di chi senza sapere perché e per quale fottuta ragione decidi di fare una scelta al posto di un’altra. Sono una di quelle persone che ormai cammina da sola e a testa alta proprio perché non ha più paura di cadere perché ha imparato benissimo a rialzarsi e a raccogliere i pezzi.
Forse adesso voglio solo spogliarmi da questo ruolo per vedere cosa c’è sotto. Forse ho finalmente trovato la forza e il coraggio di rischiare me stessa. E magari scoprire, senza averlo mai saputo, che sono semplicemente di più.
Camminavo ansiosamente verso l’uscita. Non sapevo nemmeno da cosa stavo scappando. I tubi sul soffitto, vecchi almeno trent’anni, avevano delle perdite e sul pavimento si erano formate pozzanghere di acqua e ruggine. Il suono del mio piede che infrangeva l’acqua rimbombò per il lungo corridoio, ed ebbi paura. Iniziai a correre prima ancora che l’eco si fosse spento dietro di me, ma sapevo che era troppo tardi. Ad un tratto comparve lui: con il volto orrendamente sfregiato e gli occhi rossi, il sangue colava dalle sue dita e seppi, senza ombra di dubbio, che Jacob era morto.
Non mi era mai mancato il coraggio per combattere sino a che non avevo perso i motivi per farlo.