Giosuè Carducci – Poesia
Muor Giove, e l’inno del poeta resta.
Muor Giove, e l’inno del poeta resta.
Or s’io potessi dir quel che non dicoe se potessi far quel che non faccioe se mio nome non fosse d’affacciopei posteri re sarei, e non mendico.La bocca dice ciò che cuor disdice,contraria è mano a ciò ch’istinto detta,così reprime il petto ogni vendettae il vero copre velo di vernice.Se fossi, invece, l’uomo che vorreie se tenessi ciò ch’ora non tengoe se oprassi così, com’io sostengo,pel popolo insuperabile sarei.Se in sala tonda lesto mi portassi,in man qualcosa dal parlare mutoche sempre d’uomo fu ed è temutoe se a occhi chiusi tutti li mirassistatua d’argilla certo guadagnereie questo nome che in nulla tien famapoi ogni lingua ne terrebbe bramach’appeso a frondosa quercia penderei.
I poeti sono potenti; a loro spetta il compito di slacciare orizzonti, di scrivere ricordi ancor non manifestati nelle menti di chi leggerà le loro opere.
Spesso la poesia si posa sulla bocca degli stolti.
La penna è la lingua dell’anima.
Alcuni si credono poeti moderni solo perché smettono di usare le virgole.
La poesia è bensì esplorazione accanita dei processi interiori, ma non sfogo immediato del sentimento.