Alexandre Cuissardes – Politica
In tempi come questi tutti vorremmo i miracoli, ma ormai gli unici miracoli ai quali assistiamo sono solo quelli che i politici continuano a fare per il loro tornaconto.
In tempi come questi tutti vorremmo i miracoli, ma ormai gli unici miracoli ai quali assistiamo sono solo quelli che i politici continuano a fare per il loro tornaconto.
In Italia re, papi e dittatori hanno lasciato grandi opere che li ricordassero. Palazzi, castelli, opere d’arte, ponti, chiese, strade e piazze. I dittatori di oggi non sono da meno di quelli del passato, anche loro lasceranno grandi opere, ospedali, impianti sportivi, ponti, strade… tutte incompiute.
La democrazia è una forma piacevolissima di governo, piena di varietà e di disordine, e dispensa una sorta d’eguaglianza agli eguali come agli ineguali.
Loro dicono che senza i partiti non c’è democrazianoi diciamo che è con questi partiti che non c’è democrazia,loro dicono che senza i finanziamenti ci sono le lobbiesnoi diciamo che le lobbies ci sono anche adesso,loro dicono che senza finanziamenti solo i ricchi potranno fare politicanoi diciamo che adesso non sono pochi quelli che fanno politica per arricchirsi,loro dicono che rischiamo una dittaturanoi diciamo che adesso abbiamo già migliaia di piccoli dittatoriloro dicono… tropponoi diciamo poco… per adesso.
Fa più paura una idea espressa per conto di mille persone che non le urla di diecimila incazzati.
Penso che ogni tanto qualche scappellotto ci voglia per questo tipo di bambinacce. L’elemento della truffa è quello che più mi colpisce. Non c’è stata e non c’è fino ad ora –se ci sarà lo dirò– una censura della Rai e del cattivo Berlusconi contro la satira della Guzzanti. C’è stato un tentativo evidente di guadagnarsi la censura da parte della Guzzanti, che ha associato alla satira, cioè al suo mestiere, un altro mestriere, quello del comizio politico “de paese”, “de borgata”, quello violento, duro, in cui le è scappata anche la famosa espressione “razza ebraica”, perché la ragazza è molto ignorante. La cosa che mi dispiace è la violazione del sacro canone del mestiere dell’attore. Uno fa la satira, punto e basta. Se uno attraverso la satira – come avvenne con Daniele Luttazzi – vuole fare campagna elettorale a favore del proprio partito, non va più in televisione. Molto semplice: non è censura, sono regole, regole sane.
Nei rapporti di fiducia non esiste la seconda volta, ma solo l’unica volta.