Fëdor Michajlovic Dostoevskij – Religione
Non è che io non accetti Dio, Alësa; soltanto, gli restituisco rispettosamente il biglietto.
Non è che io non accetti Dio, Alësa; soltanto, gli restituisco rispettosamente il biglietto.
Non vogliamo proprio capirlo. Sei venuto per farci comprendere cosa significhi servire, sei venuto per essere l’ultimo, ci hai dimostrato quale sia il tuo potere, ci hai indicato quale sia la strada che porta al bene. Invece noi stiamo facendo di tutto nel perseguire il male, non ti diamo ascolto, pensiamo di essere superiori a te, la nostra vita costellata di malvagità. Pensiamo di essere onnipotenti, crediamo che tutto ci sia concesso e tutto sia dovuto; pensiamo forse di vivere eternamente sulla terra. Questo è l’errore più grande; siamo solo di passaggio, il tragitto è breve, sta per terminare, il capolinea è vicino. Prima dell’ultima fermata, meglio riflettere: la discesa potrebbe essere tragica.
Dio gioca di sponda a biliardo. Ci aspettiamo sempre un tiro diritto, e quando la palla colpisce la sponda senza aver fatto neppure un punto, ci allontaniamo dalla sala sconsolati e tristi ancor prima che la sfera abbia finito per intero tutto il suo tragitto.
Oh, mio Dio, non adirarti con me, perché lo amo. Amo anche Te…
Nessuna religione al mondo può salvarti l’anima.
La verità illumina, il dogma abbaglia.
I migliori e più evidenti successi dell’intelletto umano si sono avuti quasi solo quando esso sta alla lontana da Dio. Ma il pensiero che lo tentava disse: “e se questa libertà da Dio non fosse altro che la via moderna verso Dio?”